La pensione per chi è appena entrato nel mondo del lavoro è quasi come un faro che, all’orizzonte, si fa a stento largo tra la nebbia. Considerando il prolungamento dell’età per andare in pensione, pensare al futuro diventa sempre più difficile.
Il ricorso a una previdenza complementare, come i fondi pensione, potrebbe essere una soluzione da mettere al vaglio per garantirsi una forma di stabilità una volta conclusa la carriera lavorativa.
Le opzioni sono molte e, in questo articolo, parleremo dei fondi pensione e i Pac, spiegandone le differenze, i vantaggi e quale scegliere.
Il Piano di accumulo di capitale (Pac) è uno strumento di investimento che prevede versamenti periodici, che possono essere mensili o trimestrali, in fondi comuni o ETF scelti in base al proprio profilo di rischio.
Questo tipo di piano può essere attivato da un genitore, che mantiene la titolarità del conto fino al raggiungimento della maggiore età da parte del figlio, senza poterlo intestare direttamente al minore.
La flessibilità del Pac consente di adeguare l’investimento in base agli obiettivi personali e al tempo a disposizione, sfruttando il potenziale dell’interesse composto nel lungo periodo. Inoltre, è possibile modificare o interrompere i versamenti in qualsiasi momento senza incorrere in penalità.
I Pac permettono di investire in modo diversificato, riducendo il rischio legato alle oscillazioni del mercato. Sono flessibili, poiché si può scegliere l'importo, la frequenza, la durata e il livello di rischio dei versamenti. Inoltre, è possibile sospendere o modificare i pagamenti in qualsiasi momento. Si tratta di un piano automatizzato e costante, basato su una decisione iniziale ben ponderata.
Il fondo pensione complementare può essere aperto anche a nome di un minore, e opera in maniera simile a un Pac. Tuttavia, una delle sue caratteristiche distintive è che i contributi versati dai genitori sono deducibili dal reddito fino a un massimo di 5.164,57 euro all’anno.
Se in futuro il figlio comincia a lavorare, avrà la possibilità di continuare a contribuire al fondo pensione, ottimizzando così i benefici derivanti dagli investimenti a lungo termine.
I contributi previdenziali a carico del lavoratore vengono automaticamente trattenuti dalla busta paga. Inoltre, la risoluzione delle Entrate n. 25/2025 stabilisce che, nel calcolo della deducibilità aggiuntiva prevista per i lavoratori nei primi 5 anni di attività, non vengono considerati i contributi precedentemente versati dai genitori.
A differenza del Pac, i fondi accumulati in un fondo pensione complementare non sono liberamente accessibili e possono essere prelevati solo al verificarsi di specifiche condizioni previste dalla normativa.
Una delle principali differenze tra il fondo pensione complementare e il Piano di Accumulo di Capitale riguarda i costi e i vantaggi fiscali.
Il fondo pensione complementare, infatti, ha generalmente costi più elevati rispetto al Pac, ma offre il significativo vantaggio della deducibilità fiscale: i contributi versati possono essere detratti dal reddito, riducendo l’imponibile fiscale del contribuente. Questo lo rende un'opzione interessante per chi desidera risparmiare sulle imposte nel lungo periodo. SI deve anche considerare il ruolo che i fondi pensione potrebbero avere in futuro.
D’altra parte, il Pac non prevede alcun beneficio fiscale diretto, ma compensa con una maggiore flessibilità. Infatti, consente di scegliere liberamente l'importo e la frequenza dei versamenti, oltre a offrire la possibilità di selezionare tra una vasta gamma di strumenti finanziari, come fondi comuni o ETF, in base alla propria propensione al rischio.
Inoltre, il Pac non ha vincoli di durata, permettendo di interrompere o modificare i versamenti in qualsiasi momento, mantenendo sempre la liquidità disponibile. In questo modo, si adatta alle necessità e agli obiettivi di chi preferisce un approccio meno rigido e più personalizzabile nel tempo.