La data dell'elezione del nuovo Papa dovrebbe essere giovedì 8 maggio, il giorno dopo l'inizio del Conclave in programma mercoledì 7 alle ore 16.30. I primi due scrutini, a meno di clamorosi sviluppi, daranno origine ad altrettante fumate nere. La partita per la successione di Papa Francesco, quindi, dovrebbe decidersi solo l'indomani.
Fatto sta che se subito dopo la morte di Bergoglio i cardinali si dicevano ottimisti per un conclave breve e un accordo a portata di mano per designare il suo successore, qualcosa sembra essere cambiato nelle ultime ore. C'è molto più lavoro da fare rispetto alle previsioni per entrare in Sistina con un nome già forte capace di raggiungere i due terzi dei voti su un totale di 133 cardinali elettori.
Nelle Congregazioni che si sono succedute in questi giorni, poi, non sono mancate polemiche. Tanto che oggi il Fatto Quotidiano ha svelato che il cardinale (non elettore, avendo 82 anni) Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga, honduregno e molto vicino a Papa Francesco, ha già lasciato i lavori preparatori del Conclave lanciando un'accusa molto pesante:
Secondo la ricostruzione del vaticanista del Fatto Francesco Antonio Grana, Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga, 82 anni, salesiano originario dell'Honduras, nel 2013, fu il vero regista dell'elezione al Soglio di Pietro di Jorge Mario Bergoglio. All'epoca era arcivescovo di Tegucigalpa. Ma con Tarcisio Bertone riuscì a far confluire i voti necessari sul Papa argentino.
Fatto sta che oggi, da porporato non elettore, ha già lasciato Roma come non avrebbe mai voluto: nel corso delle congregazioni, ha dovuto prendere atto che ci sono molti ex bergogliani "voltagabbana".
Il cronista del giornale diretto da Marco Travaglio l'ha messa così:
Che significa? Che la cosiddetta ala progressista o quantomeno quella che vorrebbe muoversi in continuità con l'ultimo pontificato è in difficoltà, si sta riducendo di numero rispetto alle previsioni della vigilia di questo conclave?
Se le parole di Maradiaga trovassero conferma, le possibilità di vedere vestito di bianco un uomo vicino alle posizioni progressiste di Bergoglio (uno su tutti, l'italiano Matteo Zuppi) si ridurrebbero al lumicino. Al contrario, significherebbe che l'ala più conservatrice si starebbe rafforzando.
Fatto sta che ad oggi, alla vigilia della settimana che dovrà portare il nuovo Pontefice non sembra essere propriamente a portata di mano un nome unitario. Così anche i pochi bergogliani rimasti per il conclave la partita è in salita: dal cardinale Victor Manuel Fernandez al vicario generale per Roma Baldassare Reina, tutti hanno già fatto suonare i campanelli d'allarme:
ha ripetuto quest'ultimo nel corso dell'ultima delle nove congregazioni generali già tenutesi finora. Ma tant'è: il messaggio raccolto del Fatto è questo:
Per questo anche domani ci sarà una doppia seduta per le congregazioni generali. E martedì è già stata calendarizzata una al mattino.
Per arrivare a mercoledì pomeriggio in un clima unitario, l'obiettivo delle congregazioni di domani e martedì sarà anche quello di sminare il campo dai possibili sabotaggi costruiti ad arte come quello che nei giorni scorsi ha investito il Segretario di Stato Pietro Parolin: secondo un sito americano, nel corso di una delle riunioni svoltesi in questi giorni, avrebbe accusato un malore. Ma questa notizia è stata smentita dal Vaticano.