Domani inizierà il conclave per scegliere il suo successore, ma intorno alla morte di Papa Francesco avvenuta alle 7:35 di lunedì 21 aprile ci sono ancora molti interrogativi da chiarire. A elencarli è stato uno dei giornalisti investigativi più autorevoli sul fronte Vaticano, Gianluigi Nuzzi.
Proprio lui, nel 2009, con il suo "Vaticano S.p.A", svelò i misteri degli scandali finanziari all'ombra della Santa Sede. E ora rischia di aprire un altro capitolo doloroso per la curia e per i fedeli di tutto il mondo.
In sintesi: possibile che dopo 38 giorni di ricovero al Gemelli per polmonite bilaterale, Bergoglio sia stato dimesso dal policlinico romano il 23 marzo e sia morto neanche un mese dopo? Anzi, il giorno dopo che gli era stato consentito di fare un giro in piazza San Pietro per benedire la folla dei fedeli accorsa per la domenica di Pasqua?
Nuzzi, in un articolo apparso su La Stampa, ha riportato anche il parere dell'infettivologo Matteo Bassetti. E quest'ultimo non ha avuto problemi a confidargli che si vedeva lontano un miglio che le condizioni di Papa Francesco fossero assai critiche.
Quindi, la domanda da farsi è questa: è stato fatto davvero tutto il possibile per salvarlo?
Bergoglio è stato dimesso dal Gemelli il 23 marzo. L'ultima volta che è apparso in pubblico è stata la domenica di Pasqua, 20 aprile, quando si è affacciato dalla basilica di San Pietro per la benedizione Urbi et Orbi. Ma era evidente che già fosse in grossa sofferenza: questa è la convinzione dell'infettivologo Matteo Bassetti:
ha scritto Nuzzi. Insomma, per Bassetti, il destino di Bergoglio era segnato.
Ma perché allora anche il giro in papamobile per piazza San Pietro?
Nuzzi, oltre a riportare il parere di Bassetti, cita anche diverse fonti di chi ha interagito con Bergoglio nelle sue ultime ore. Quest'ultime gli hanno raccontato di un Papa distante, distaccato, con lo sguardo spesso fisso nel vuoto, con una scarsa presenza. Al che, Nuzzi ha osservato:
Sta di fatto che Nuzzi ha notato che quando Francesco ha fatto il suo ultimo giro a San Pietro con la papamobile, è stato sempre ripreso di spalle o da lontano da Vatican media. Le uniche immagini frontali sono di Reuters e delle altre agenzie di stampa internazionali:
Sta di fatto che il medico che aveva in cura il Papa a Santa Marta, Sergio Alfieri, è stato avvisato del precipitare delle condizioni di Bergoglio solo alle 5.30 di lunedì 21 aprile. Il referto indica come causa del decesso un ictus in paziente con quadro clinico compromesso, coma, collasso circolatorio irreversibile in soggetto affetto da pregresso episodio di insufficienza respiratoria acuta in polmonite bilaterale multimicrobica, ipertensione arteriosa, diabete di tipo 2.
Nuzzi, però, ha scritto:
Secondo Nuzzi, quindi, le domande che rimarranno inevase attorno alla fine di Bergogliio sono almeno tre.
La prima: le complicanze erano legate o meno alla precedente infezione polmonare?
La seconda: che sintonia c'era tra chi seguiva il Pontefice a Santa Marta e lo staff del professor Alfieri?
La terza: è vero che mentre il gruppo di Alfieri premeva per una convalescenza riguardata, severa, senza uscite e sforzi, all'interno della struttura c'era un atteggiamento più permissivo?
Sono domande che, secondo Nuzzi, non entreranno nel Conclave che inizia domani, ma che comunque rimarranno sugli ultimi giorni di Francesco, "tra cure e quell'intimo accettare gli eventi che solo un pontefice come lui poteva vivere nel silenzio e nei simboli".