Papa Francesco nelle sue ultime uscite pubbliche è sempre stato accompagnato da un signore: è Massimo Strappetti, infermiere che dopo un percorso professionale presso il Policlinico Gemelli nel reparto di rianimazione, fu chiamato in Vaticano per prestare assistenza prima a Giovanni Paolo II, poi a Papa Ratzinger e infine a Papa Francesco, di cui diventò nel 2022, assistente sanitario personale.
Per comprendere il valore che Papa Francesco ha da sempre riconosciuto agli infermieri, partiamo dalla fine, da quando il Pontefice il giorno prima della sua morte si è affidato, ancora una volta, al suo assistente sanitario, chiedendo proprio a lui: “Credi che posso farlo?”, riferito alla sua voglia di recarsi in piazza San Pietro. La risposta la conosciamo, Papa Francesco non solo ci ha donato la sua ultima benedizione “Urbi et orbi” ma anche fatto il giro della piazza con la papamobile e in linea con l’umiltà che lo ha sempre contraddistinto ha rivolto le sue parole di ringraziamento al suo infermiere: “Grazie per avermi riportato in piazza”.
La sua fiducia verso la professione infermieristica è frutto di una gratitudine reale: nel 1957, a 21 anni, fu un’infermiera a salvargli la vita grazie ad un’intuizione, occasione in cui gli venne asportata una parte del polmone destro e di nuovo nel 2021, lo stesso Strappetti lo incoraggiò all’intervento al colon che lo mise ancora una volta in salvo.
Papa Francesco ha sempre rivolto agli infermieri parole di incoraggiamento e stima, definiti come un bastone a cui appoggiarsi, di cui fidarsi, che guida e dà stabilità.
Nel 2018 durante l’incontro con la FNOPI (Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche) Bergoglio definì insostituibile il ruolo degli infermieri nell’assistenza al malato e proprio per questo volle accanto a lui, come un familiare un infermiere.
Ha sempre definito gli infermieri come i “Santi della porta accanto”, paragonando il loro ruolo alla figura del Buon Samaritano. Ha sempre esortato gli infermieri, nella loro relazione diretta con i pazienti a “stare attenti a spendersi, senza consumarsi”, soprattutto durante l’emergenza Covid, quando fu notevole il suo sostegno.
Gli infermieri, durante la pandemia sono stati così importanti da esser stati definiti “eroi”, che si prendevano cura, assistevano, confortavano con i segni delle mascherine sul viso dopo ore e ore di servizio e le mani lessate dagli strati di vinile dei guanti.
Poi sono diventati “untori”, loro che avevano visto il virus in faccia facevano fatica a trovare una baby sitter quando la regione imponeva con la zona rossa, la chiusura delle scuole e infine sono diventati “martiri”, quando con stipendi miseri, con un valore inferiore alla media europea del 20%, e turni massacranti hanno chiesto “ricordatevi di noi, rispettandoci”.
Se non è bastata una pandemia a restituire dignità agli infermieri, che ogni ora del giorno e della notte sono lì per “pochi spicci” ad assisterci, ci sarà riuscito Papa Francesco che negli anni ha sempre valorizzato gli infermieri? Sarà il primo miracolo di Papa Bergoglio?
A cura di Sara Berardi