La Commissione Finanze del Senato ha richiesto la riedizione del ravvedimento speciale, la sanatoria, abbinata al concordato preventivo biennale.
Si tratta di una sorta di pace fiscale estremamente agevolata che dovrebbe trovare nuovamente applicazione, anche per gli anni sanabili, incluso il 2023.
Accanto a questa ipotesi, la Commissione del Senato ha avanzato un’ulteriore proposta: fissare un limite massimo del 10% agli incrementi di reddito per ciascun anno, con l’obiettivo di rendere il concordato preventivo biennale più accessibile e vantaggioso per i contribuenti.
Cosa funzionerebbe? Cosa prevede la proposta per le Partite Iva?
A pochi giorni dal rilascio del software per il calcolo ISA, necessario per l’adesione al concordato preventivo biennale, arriva una proposta per rendere il patto con Fisco decisamente più appetibile.
Il decreto correttivo sul concordato preventivo biennale, approvato il 13 marzo dal Consiglio dei Ministri, ha concluso l’esame nelle Commissioni di Camera e Senato.
Il testo torna al Governo per l’approvazione finale. Non si escludono modifiche per rendere il concordato più interessante e accessibile. Infatti, non sempre ha convinto molto e il Governo punta a invogliare sempre più Partite Iva a stringere la mano al fisco.
Al vaglio ci sono state diverse proposte e, tra le tante, la Commissione Finanze della Camera ha rilanciato l’idea di affiancare al concordato una sanatoria, come il ravvedimento speciale già previsto per il 2024-2025.
Naturalmente, la decisione finale spetterà al Governo e al MEF, ma la proposta riporta al centro del dibattito la necessità di rendere più concreti e vantaggiosi i benefici del concordato con il Fisco.
In pratica, si tratterebbe solo di estendere le regole, introducendo il 2023 tra le annualità sanabili.
Introdotto dal decreto Omnibus n. 113/24, il ravvedimento speciale permette di regolarizzare le omissioni dichiarative attraverso il pagamento di una flat tax sostitutiva delle imposte sui redditi, addizionali e Irap.
È stato presente durante tutta la stagione del concordato preventivo biennale per gli anni 2024-25.
Il decreto legge fiscale 155/2024, legato alla Legge di Bilancio 2025, è intervenuto su un insieme già complesso di regole di regolavano il calcolo e l’applicazione del ravvedimento speciale.
Per i soggetti ISA con ricavi o compensi fino a 5.164.569 euro che, durante gli anni del Covid, hanno dichiarato una causa di esclusione dagli ISA:
La Commissione Finanze della Camera propone di estendere queste misure anche al biennio 2025-2026 e di includere il 2023 tra gli anni sanabili.
Per concludere, sono state proposte anche altre soluzioni per rendere più vantaggioso il concordato preventivo biennale e incoraggiare le Partite Iva ad aderire al patto con il Fisco.
Niente di nuovo, ma l’ennesimo ripescaggio dal passato. La Commissione aveva proposto di prevedere che l’eventuale incremento del reddito e della produzione netta rispetto all’anno di riferimento fosse limitato a una percentuale fino al 10%.
Pertanto, anche per il biennio 2025-26 si richiede la possibilità di un incremento reddituale, per cercare di eliminare qualsivoglia fattore di incertezza.
Viene segnalata una criticità legata all’applicazione dell’aliquota del 43% sugli aumenti di reddito superiori a 85.000 euro. Il motivo è semplice: si escluderebbe l’uso della flat tax sugli incrementi, rischiando di ridurre le adesioni nei prossimi due anni.
Secondo la Commissione, l’Agenzia delle Entrate potrebbe fissare aumenti superiori a 85.000 euro, facendo così scattare automaticamente l’aliquota più alta. Per questo si chiede di eliminare questa penalizzazione o, almeno, di alzare la soglia a 100.000 euro.
Sanatoria e concordato: la Commissione Finanze propone di estendere il ravvedimento speciale al 2023 e abbinarlo al concordato preventivo biennale per renderlo più vantaggioso.
Tetto agli aumenti: si suggerisce di fissare un limite del 10% agli incrementi di reddito annuo per rendere il concordato più accessibile.
Flat tax e soglie: criticata l’applicazione dell’aliquota del 43% oltre gli 85.000 €, si chiede di eliminarla o alzare la soglia a 100.000 € per incentivare l’adesione.