11 May, 2025 - 10:06

Leone XIV nel mirino del Fisco USA, il Papa deve presentare la dichiarazione dei redditi?

Leone XIV nel mirino del Fisco USA, il Papa deve presentare la dichiarazione dei redditi?

Papa Leone XIV e dichiarazione dei redditi. Non è solo un accostamento di parole suggestivo. È la sintesi di un caso fiscale senza precedenti, nato con l’elezione del primo Pontefice statunitense nella storia della Chiesa cattolica.

Un evento epocale che ha già riscritto i codici della diplomazia religiosa, ma che ora minaccia di infrangere anche le barriere della fiscalità internazionale.

L’ascesa al soglio pontificio del primo cittadino statunitense nella storia della Chiesa cattolica, infatti, espone anche una realtà giuridica concreta: la tassazione universale degli USA.

Gli Stati Uniti impongono l’obbligo fiscale ai propri cittadini ovunque essi risiedano. E nel caso del Papa, cittadino americano oggi residente in Vaticano, la questione assume una portata senza precedenti.

Il motivo è abbastanza semplice: per la prima volta in assoluto, un Papa è formalmente soggetto al fisco di un Paese che esercita la tassazione sulla base della cittadinanza, non della residenza.

Un’anomalia globale che ha già suscitato una serie di dubbi: Il Papa è tenuto a presentare la dichiarazione dei redditi all’Agenzia delle Entrate statunitense (IRS)? I benefici garantiti dalla Santa Sede sono considerabili reddito imponibile? E cosa comportano le normative sul monitoraggio dei conti esteri sulla trasparenza finanziaria (Fatca) per il Capo della Chiesa universale? 

Fisco USA, come vengono tassiti i redditi

Per capire se il sommo Pontefice è obbligato alla presentazione della dichiarazione dei redditi occorre partire dalle basi.

Il sistema fiscale degli Stati Uniti si distingue per un principio tanto rigido quanto raro: la tassazione universale sulla base della cittadinanza. In pratica, ogni cittadino statunitense, ovunque risieda nel mondo, è tenuto a presentare annualmente la propria dichiarazione dei redditi all’Internal Revenue Service (IRS), anche in assenza di redditi generati negli USA.

Papa Leone XIV, nonostante risieda stabilmente in Vaticano, non sfugge a questa regola. E sebbene non percepisca un vero e proprio stipendio, la sua posizione di Capo della Chiesa e guida spirituale comporta una serie di benefici materiali: residenza, vitto, sicurezza, mezzi di trasporto, staff dedicato e un’indennità simbolica.

Secondo i criteri fiscali americani, questi vantaggi possono essere considerati redditi in natura, e dunque soggetti a tassazione.

C’è però una possibile attenuante operativa da quest'anno: i cittadini americani residenti all’estero possono escludere fino a 130.000 dollari di reddito estero dal proprio imponibile, a patto che risieda fuori dagli USA per almeno 330 giorni all’anno.

Un’esenzione generosa, ma che potrebbe non essere applicabile in modo lineare al nuovo Pontefice.

Papa Leone XIV è obbligato a presentare la dichiarazione dei redditi all’IRS?

La normativa fiscale statunitense, tuttavia, prevede un’eccezione importante alla regola sopra vista: il reddito percepito in qualità di dipendente di un governo straniero non rientra nell’esclusione per redditi esteri.

Ed è qui che la posizione di Papa Leone XIV si complica. In quanto cittadino americano al servizio del Vaticano, potrebbe trovarsi a dover dichiarare ogni beneficio ricevuto come se fosse un reddito regolare, con tutte le complicazioni del caso.

Non si tratta solo di una questione simbolica. L’obbligo di compilazione del modulo 1040 e la valutazione economica dei benefit forniti dal Vaticano richiederebbero un impegno tecnico notevole. Gli uffici contabili della Santa Sede, mai confrontatisi con il codice fiscale statunitense, si troverebbero a dover quantificare con precisione economica aspetti della vita papale che finora non hanno mai avuto una dimensione monetaria esplicita.

In assenza di precedenti, insomma, il Pontefice potrebbe diventare un caso di studio fiscale per il diritto tributario internazionale. Una situazione che pone anche una questione di sovranità: un Capo di Stato estero deve rispondere a un’autorità fiscale straniera?

Obblighi Papa: Fatca e conti bancari nel mirino del Fisco 

Oltre alla dichiarazione dei redditi, il fisco statunitense impone ai suoi cittadini all’estero di conformarsi al Fatca (Foreign Account Tax Compliance Act), una normativa introdotta per contrastare l’evasione fiscale globale. Questa legge obbliga banche e istituzioni finanziarie straniere a trasmettere automaticamente all’IRS i dati sui conti bancari intestati a cittadini americani, anche se residenti all’estero.

Anche in assenza di un conto personale formalmente riconducibile al Papa, qualsiasi attività patrimoniale o flusso finanziario a suo nome potrebbe essere monitorato, o quanto meno segnalato. Un livello di trasparenza senza precedenti per la figura papale, finora estranea alle dinamiche fiscali internazionali.

Il Fatca ha già coinvolto milioni di cittadini americani nel mondo, inclusi gli “americani accidentali”, ovvero individui con cittadinanza USA per nascita ma senza legami concreti con gli Stati Uniti. Ora, per la prima volta, anche un Papa potrebbe essere sottoposto a queste norme di tracciabilità fiscale.

 

 

 

 

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Achiropita Cicala
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