14 May, 2025 - 15:59

La Cupola di Vetro su Netflix: il thriller psicologico che ti entra sotto pelle

In collaborazione con
Nicoletta Urbinati
La Cupola di Vetro su Netflix: il thriller psicologico che ti entra sotto pelle

Se anche tu sei tra quelle anime perse che scrollano Netflix per ore chiedendosi “e adesso cosa guardo?”, fermati subito: La Cupola di Vetro è la risposta glamour alle tue preghiere da binge-watcher incallita.

Uscita nel 2025 tra grandi aspettative, questa nuova serie Netflix sta facendo girare la testa a tutti. E no, non solo per la trama mozzafiato.

Dimentica i classici crime da divano o i thriller con twist messi lì a caso. Qui siamo in presenza di una serie raffinata, psicologicamente tagliente, con un’eleganza noir che ti si appiccica addosso. È il tipo di storia che ti resta in testa come una melodia inquieta… ma vestita con stile.

Di cosa parla La Cupola di Vetro? (Spoiler free, promesso!) 

La protagonista si chiama Lejla Ness, una criminologa forense tanto brillante quanto tormentata. Da bambina è stata rapita e rinchiusa per settimane: un trauma che ha lasciato cicatrici profonde, mai del tutto guarite.

Oggi Lejla collabora con la polizia per profilare criminali, ma quando una bambina scompare nel nulla, la sua mente comincia a vacillare. I ricordi del suo passato riaffiorano in frammenti dolorosi, e il caso diventa un viaggio psicologico nei meandri più oscuri del sua storia personale. La sua “cupola di vetro”, quella che aveva costruito per proteggersi, inizia a incrinarsi.

Spoiler morale? Il passato non resta mai davvero indietro. E Lejla è pronta ad affrontarlo. Noi, col fiato sospeso, la seguiamo.

Perché La Cupola di Vetro è la serie perfetta per il tuo prossimo binge-watch? 

Lejla Ness è tutto quello che non ti aspetti da una protagonista. Forte? Sì. Fragile? Anche. Complessa, contradditoria, umana fino all’osso.

Non è qui per piacerti: è qui per raccontarti com’è sopravvivere a un trauma. Léonie Vincent la interpreta con una profondità da brividi. E l’atmosfera? Ipnotica, cupa e raffinata al punto giusto Dimentica le luci calde e i toni rassicuranti: qui si viaggia tra ombre, riflessi e silenzi che urlano più di mille parole. La regia è magnetica, la fotografia gioca con vetri, superfici fredde e la luce naturale per raccontare ciò che le parole non dicono. Persino i costumi sembrano sussurrare: “nulla è come sembra”.

Nel cast, oltre alla straordinaria Vincent, troviamo Johan Hedenberg nel ruolo del ma padre adottivo Valter, Johan Rheborg come il glaciale capo della polizia Tomas, e una rosa di comprimari stellari: Farzard Farzaneh, Cecilia Nilsson, Emil Almen e Bianca Lynxen. Una trama che ti tiene sospesa... anche sui tuoi ricordi Il bello di questa serie è che non ha bisogno di colpi di scena cheap: tutto si gioca sul piano emotivo. Un dettaglio fuori posto, un frammento di memoria sbagliato, uno sguardo che inquieta. Ogni episodio è un passo verso la verità… o verso un’altra menzogna. Il confine tra realtà e illusione? Elegantemente sfocato.

Temi profondi trattati con stile

Sì, si parla di trauma, memoria, abuso psicologico, e di quella meravigliosa (ma faticosa) capacità umana di resistere. Ma tutto è raccontato con una delicatezza visiva che non sfocia mai nel melodramma. La serie ti lascia qualcosa dentro. Ti fa riflettere, certo, ma con un’ansia elegante e costruttiva.

E poi, parliamoci chiaro: La Cupola di Vetro è una delle metafora più azzeccate degli ultimi anni. Un confine invisibile che ci protegge, ma che rischia anche di soffocarci.

In conclusione: guardala. Tipo adesso. Se cerchi una serie che ti prende il cuore, te lo strizza e poi te lo restituisce un po’ più forte, La Cupola di Vetro è quella giusta. Thriller, introspezione e un pizzico di mistero che resta anche dopo i titoli di coda. Bonus? La seconda stagione è già confermata, quindi puoi affezionarti senza paura. Consigliala a chi ha gusti raffinati (e un po’ dark), oppure organizza una maratona tra amiche. Ma tieni le luci accese, eh. Perché certe verità che fanno tremare. Ma anche crescere.

A cura di Nicoletta Urbinati

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