15 May, 2025 - 15:15

Il Papa paga le tasse? Il caso di Leone: diventerà apolide per sottrarsi al fisco di Trump?

Il Papa paga le tasse? Il caso di Leone: diventerà apolide per sottrarsi al fisco di Trump?

Non tutti i mali vengono per nuocere e non tutti i beni vengono per giovare. O almeno: c'è sempre l'altra faccia della medaglia. Prendiamo ad esempio il caso Robert Francis Prevost, da giovedì scorso Papa Leone XIV. Formalmente, essendo nato a Chicago il 14 settembre 1955, è un cittadino americano ed è sottoposto al fisco di quel Paese. Roba seria: negli Usa, chi non paga va in carcere con pene che qui da noi di solito si infliggono a un omicida. Il Wall Street Journal subito ha sollevato il caso: non era mai accaduto prima che un americano diventasse pontefice. Ora, quindi: le tasse a chi le paga? American first?

In realtà, la questione è nelle mani di contabili e commercialisti. Anzi, prima che nelle loro, è nelle mani degli sherpa della diplomazia Usa e Vaticana, visto il peso del contribuente.

A chi paga le tasse il Papa, la soluzione per Leone XIV

Il passaporto statunitense, il documento per il quale intere generazioni di europei, africani e asiatici hanno fatto carte false per averlo in tasca, ad oggi, rappresenta invece un problema per il cittadino Robert Francis Prevost, born in the Usa nel 1955, Bob per gli amici e più americano impossibile da immaginare anche grazie a questa prima foto che ha preso a circolare sui social e che lo ritrae bambino (è il primo a sinistra) assieme alla mamma e ai fratelli.

Tax vobiscum, quindi. Già, ma il cittadino Prevost a chi deve versarle? Il Wall Street Journal non ha dubbi: deve continuare a farlo per gli Stati Uniti in quanto tutto, stipendio, proprietà, capitali, investimenti sono sotto il controllo di Washington per chi è nato da quelle parti. 

E insomma: il vecchio Sam pretende il successore di Pietro. Magari, questa volta, non per rimpinguare le fila dell'esercito ma comunque le sue casse.

Tuttavia, un escamotage già si starebbe facendo largo tra coloro che si stanno occupando di questo problema: ma l'ultima parola spetterà a R. F. Prevost.

La carta della rinuncia

Insomma, il problema burocratico del primo papa statunitense si pone: a chi dovrà versare le tasse? Per la prima volta nella storia, un americano è diventato Capo dello Stato Vaticano. Dal punto di vista fiscale, come si sbriga questa faccenda? 

In tempi recenti, in realtà, un precedente si può rintracciare nella storia dell'ex premier inglese Boris Johnson, il quale nacque a New York il 19 giugno 1964, ma si sentiva così suddito di sua Maestà che subito decise di diventare a tutti gli effetti cittadino britannico. Il fisco a stelle e strisce, quindi, già da quando era un semplice giornalista, dovette arrendersi. 

Tuttavia, per Leone XIV, si deve per forza trovare un'altra soluzione. E all'orizzonte, gli esperti di fisco americano e vaticano ne stanno prospettando solo una: Robert Francis Prevost dovrebbe rinunciare alla cittadinanza statunitense e dichiararsi apolide.

Sarebbe una prima volta clamorosa all'interno della mura Leonine. Ma questa è la strada più veloce e facile da percorrere che gli esperti stanno prospettando al Papa. 

Tant'è che qualcuno ha anche notato che sarebbe una soluzione che ben si incastrerebbe con la storia e la missione di Leone XIV: se vuole essere un pastore universale, se vuole abbracciare il mondo intero come figuratamente la Chiesa fa con il monumentale porticato di Bernini di piazza San Pietro, se vuole essere di tutti, è giusto che non appartenga (fiscalmente) a nessuno.

Del resto, è già stato notato che Prevost è nato in America del nord, ma che è stato missionario in quella del Sud; che i suoi avi erano creoli, di discendenza francese, spagnola e italiana. Un bisnonno del Pontefice, Jacques Martino, nacque a Sanremo nel 1806. 

Insomma, le sue radici storiche sono diffuse, tant'è che il suo cognome - Prevost - si sa che è di alcune zone della Francia ma anche del nord-ovest dell'Italia con la dicitura Prevosto.

Al fisco americano anche questo non dovrebbe essere difficile spiegarlo.

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Giovanni Santaniello
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