Andare in pensione con soli 20 anni di contributi è una possibilità reale in Italia, ma spesso accompagnata da numerosi interrogativi, uno sopra tutti: quanto si prende davvero di assegno?
La normativa consente il pensionamento di vecchiaia al compimento dei 67 anni, con un requisito contributivo minimo fissato a 20 anni. Una soglia che, se da un lato garantisce l'accesso al trattamento pensionistico, dall'altro apre dubbi sull’effettiva sostenibilità dell’assegno mensile.
E se per chi ha iniziato a lavorare tardi o ha avuto una carriera discontinua questa misura rappresenta una via d’uscita dal mercato del lavoro, il rischio concreto è quello di percepire una pensione sotto i 1.000 euro al mese. La situazione è ancora più delicata per chi ha avuto lunghi periodi di lavoro in nero, oppure retribuzioni basse e discontinue.
Ma davvero bastano 20 anni di lavoro per ottenere una pensione dignitosa? Quali sono le differenze tra chi ha contributi nel sistema retributivo, contributivo o misto? E come si calcola, nel dettaglio, l'importo della pensione con 20 anni di contributi? Scopriamolo insieme nei prossimi paragrafi paragrafi.
Prima, però, vi lasciamo al video YouTube di Mr LUL lepaghediale sulle novità riguardanti il pagamento delle pensioni di giugno 2025.
Rispondere in modo netto alla domanda “quanto spetta di pensione con 20 anni di contributi” è complicato. E la ragione di questa complessità è da ricercare in differenti fattori.
I parametri che incidono sul calcolo sono infatti molteplici: retribuzione percepita, tipologia di lavoro, sistema di calcolo applicato e tipo di contratto (dipendente, autonomo, pubblico impiego).
Secondo le regole attuali, chi ha versato contributi per 20 anni può ottenere la pensione di vecchiaia, ma solo a partire dai 67 anni di età. Il cosiddetto tasso di sostituzione, cioè il rapporto tra pensione e ultimo stipendio percepito, risulta tutt’altro che favorevole: nella maggior parte dei casi non si va oltre il 40%.
La diretta conseguenza? Una pensione molto più bassa rispetto alle aspettative.
Iniziamo subito con dare una risposta al primo interrogativo: quanto spetta di pensione con 20 anni di lavoro con il sistema retributivo? Qui occorre fare una precisazione.
Per i lavoratori con almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, parte o tutta la pensione viene calcolata con il sistema retributivo. In questo caso, si considera la media degli stipendi percepiti nel periodo immediatamente precedente il pensionamento e si applica un’aliquota del 2% per ogni anno di contribuzione.
Andiamo a vedere quanto spetta di pensione con alcuni esempi pratici:
Nel settore pubblico si considera l’ultimo anno di stipendio, mentre per i lavoratori autonomi la media si estende a 10 anni. Un sistema che tende a favorire chi ha percepito stipendi elevati e stabili.
Passiamo ora al sistema contributivo. Chi ha iniziato a versare contributi dopo il 1996, oppure non ha raggiunto i requisiti per il retributivo, rientra nel sistema contributivo puro. In questo modello, la pensione si calcola trasformando il montante contributivo (somma dei contributi versati) in rendita, tramite un coefficiente di trasformazione. Il coefficiente applicabile a 67 anni è del 5,608% per il triennio 2025-2027.
Il montante contributivo si calcola, invece, considerando il 33% della retribuzione lorda annua per ogni anno di lavoro dell'interessato (nel caso di lavoratori dipendenti), moltiplicato per 20.
Chiarite le modalità di calcolo, ecco alcuni esempi che aiutano a capire quanto spetta di pensione con il sistema contributivo puro, avendo maturato 20 anni di contributi:
È abbastanza evidente che il sistema contributivo penalizza chi ha iniziato tardi o ha avuto carriere intermittenti, perché il calcolo è strettamente legato all’ammontare dei contributi versati, senza alcuna soglia minima garantita se non si raggiungono i limiti previsti per l’integrazione al minimo.
Concludiamo la nostra disamina su quanto spetta di pensione con 20 anni di lavoro, analizzando il caso del sistema misto che prevede una quota calcolata con il metodo retributivo (per gli anni fino al 1995) e una con il contributivo (anni successivi).
Anticipiamo sin da ora che il sistema prova a bilanciare passato e presente, ma non sempre assicura una pensione sufficiente a mantenere il tenore di vita pre-pensionamento.
Anche in questo caso, un esempio può aiutarci a chiarire molti dubbi: