Se la politica italiana è ridotta a slogan, non può meravigliare che la parabola del leader di uno dei partiti più importanti del Paese inizi e continui all'insegna dei cori da stadio.
Insomma: se lo ricordano tutti, soprattutto i napoletani, il Matteo Salvini prima maniera che intona il coro "Senti che puzza, scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani...". Ma ora, soprattutto i bolognesi, ricorderanno per un bel pezzo anche un coro (molto più civile ed educato) che un gruppo di loro ha rivolto al Salvini ultima maniera: "È andata così così, è andata così così". A sottolineare che ieri, per Salvini, è andata proprio male: il suo Milan ha perso la finale di Coppa Italia con i rossoblu felsinei.
E così: 51 anni dopo, il Bologna è tornato ad alzare al cielo la coppa Italia. E ieri, per la finale contro il Milan, Roma è stata invasa da migliaia di bolognesi. Molti dei quali oggi, sciarpetta al collo e maglietta sul petto, si sono intrattenuti nella capitale per festeggiare come si deve l'evento storico.
E chissà se un gruppetto di loro abbia sapientemente pianificato l'agguato al milanista Salvini oppure si sia trovato dalle parti di Montecitorio per puro caso quando il leader della Lega si è trovato a passare.
In ogni caso, lo sfottò è stato servito:
Anche Michele Lilla di Tag24.it si è trovato nel posto giusto al momento giusto
Ma il leader della Lega come ha reagito? Beh, una volta tanto non da "truce", come pure ha motivo di definirlo Giuliano Ferrara. Prima gli è scappato un sorriso, poi ha allungato il braccio battendo qualche cinque; infine ha dovuto ammettere:
E giù il cappello per la sportività. Ma del resto, c'era davvero poc'altro da fare per il milanista Salvini. Anche ricordando che la sua passione calciastica gli ha sempre portato più guai che altro.
Pontida, 13 giugno (giorno consacrato a sant'Antonio), anno 2009. Maglietta. Birra in mano. Il giovane, rampante Matteo si faceva spazio nella Lega all'epoca ancora governata da Umberto Bossi nelle vesti di capo ultrà.
Erano ancora lontani i tempi della Lega sovranista: in quel tempo, Matteo predicava ancora un Carroccio se non secessionista almeno autonomista. Insomma, l'Italia finiva all'altezza di Bologna, tanto per rimanere in tema. Chi andava a pensare alla svolta nazionalista?
Anni dopo, Salvini, invece, ha avuto in ogni caso il coraggio di cambiare registro. E anche di andare a Napoli a fare campagna elettorale. Certo, però, quel coro lo segna inesorabilmente all'ombra del Vesuvio. Già anni fa, la trasmissione di La7 Tagadà, in occasione di una sua trasferta partenopea, raccolse questi commenti
Per questo, insomma, c'è da credere che i napoletani si siano sentiti un po' vendicati dal coro dei bolognesi.
E comunque: si diceva che il rapporto di Salvini con il Milan non gli ha mai procurato molti benefici. La foto con il capo ultrà rossonero condannato per spaccio di droga, certo.
Ma anche e soprattutto il rischio perenne di risultare menagramo, di portare sfortuna. Il che può essere un'etichetta terribile nel mondo del tifo calcistico. Insomma: se capita, come capita, che ci si sbilanci a favore della squadra del cuore prima di una partita importante e poi il risultato è negativo, beh, lì iniziano davvero i guai. Altro che sentirsi dare del bimbominkia.
Per questo, c'è da chiedersi se Salvini calcoli questo rischio. Insomma: a Telelombardia spesso e volentieri interviene con i suoi commenti tecnici prima e dopo le partite del Milan. Ma se le cose non vanno per il verso giusto?
Ieri sera, il ministro tifoso se l'è presa con la società rossonera.
Ma è curioso notare che poi ha fatto cenno anche alla finale Champions che attende i cugini dell'Inter. E al giornalista interista che lo pungolava ha detto:
Ma chissà se gli interisti non l'abbiano avuto a piacere.