"Oggi abbiamo affrontato in profondità alcune della questioni chiave per il vertice dell'Aja, tra cui l'aumento della spesa nella difesa, che sarà uno dei risultati portanti del summit". Il segretario generale della Nato Mark Rutte illustra la linea al termine della ministeriale Esteri di Antalya. L'obiettivo è il 5%, articolato su due livelli, come da sua proposta: il 3,5% in spesa classica (tank, missili e soldati, tanto per capirsi) e l'1,5% in sicurezza più ampia (cyber, resilienza e infrastrutture, ad esempio). Per gli alleati europei si tratta comunque di mettere mano pesantemente al portafogli. L'Italia è ruscita a centrare l'obiettivo del 2%, hanno annunciato i ministri degli Esteri e della Difesa, Antonio Tajani e Guido Crosetto. E ora che vede spostarsi di nuovo l'asticella auspica un approccio "più equilibrato", spiega Tajani proponendo di "dedicare il 3% alla difesa e il 2% alla sicurezza". Si vedrà. I negoziati servono a questo.
"Lo scopo della Nato è prevenire le guerre ed è per questo che vogliamo vedere livelli di spesa tra tutti i partner che permettano di essere più forti: l'Alleanza è forte quanto il suo anello più debole e non vogliamo avere anelli deboli", ha sintetizzato il segretario di Stato americano, Marco Rubio. Si tratta "d'investire nelle capacità necessarie per affrontare le minacce del ventunesimo secolo, minacce di ogni tipo, diverse da quelle del passato". La rotta ormai è tracciata. Persino la Germania - finora tra i Paesi più tiepidi verso il riarmo - si è convertita. "Sostiene la richiesta del presidente Donald Trump", ha rimarcato il ministro degli Esteri tedesco, Johann Wadephul. Ma il diavolo sta nei dettagli e gli Usa non sembrano intenzionati a voler concedere scappatoie (per loro già il piano Rutte, con i due livelli di spesa, è una forte concessione agli europei).