L’8 e il 9 giugno gli elettori italiani saranno chiamati a votare per cinque referendum abrogativi: quattro sul lavoro e sul Jobs Act e uno per modificare le regole per l’ottenimento della cittadinanza italiana.
La maggiore preoccupazione dei comitati promotori per questi referendum è il raggiungimento del quorum. Trattandosi di quesiti abrogativi, infatti, affinché i risultati siano validi è necessario che l’affluenza sia pari ad almeno il 50% degli aventi diritto al voto.
Il rischio che non si arrivi al quorum appare davvero molto concreto. Negli ultimi giorni, l’inviato di Tag24.it, Lorenzo Brancati, ha chiesto alle persone in centro a Roma, se sarebbero andate a votare ai referendum e se ritenessero di essere adeguatamente informati sui quesiti.
In molti, a telecamere rigorosamente spente, hanno dichiarato di non essere intenzionati a recarsi alle urne, raccogliendo l’invito all’astensionismo arrivato dai partiti di maggioranza di governo. In molti hanno dichiarato di non andare per scelta, perché non condividono i contenuti dei quesiti o perché non adeguatamente informati.
Al centro del dibattito politico degli ultimi giorni ci sono le dichiarazioni di molti esponenti del centrodestra che, non condividendo i quesiti stanno invitando gli elettori a non andare a votare. L’obiettivo è quello di ‘boicottare’ il raggiungimento del quorum, vanificando gli esiti della votazione. Votazione, ricordiamo, che viene finanziata con i soldi dei contribuenti.
Le polemiche intorno ai referendum abrogativi di giugno, però, non si limitano agli appelli all’astensionismo, ma riguardano anche un altro tema, ovvero, quello della scarsa copertura mediatica riservata all’appuntamento elettorale.
Due giorni fa, il segretario di + Europa, Riccardo Magi è entrato nell’aula della Camera dei Ddeputati travestito da fantasma con un lenzuolo, accusando il governo di aver silenziato il dibattito sui temi del referendum.
Come anticipato, il rischio che non si arrivi a raggiungere il quorum necessario per la validità dei referendum è molto alto. Più della metà degli intervistati ha risposto all’inviato di Tag24.it di non essere intenzionata ad andare a votare. Chi invece si recherà alle urne, ha sottolineato l’importanza di votare in ogni caso, sia che si decida di votare sì, sia che si voti no.
“Mi sono informato su testate online e social network. Chi invita all’astensionismo non fa una buona figura per la democrazia. Si va a votare e si vota no nel loro caso”
Commenta uno degli intervistati.
“E’ sempre giusto andare a votare. Io non sono molto informata al momento quindi non so cosa voterò, ma ci andrò.”
Dichiara una elettrice a cui si aggiunge anche il commento di un’altra intervistata:
“E’ un dovere civico. E’ quello che insegno anche ai figli.”
Una ragazza evidenzia come non si debba dare per scontato il diritto di voto.
“Abbiamo combattuto tanto per ottenere il diritto di voto e quindi è sempre giusto andare a votare”.
C’è chi si dice poco, informato per una sua responsabilità ma di voler comunque rimediare e andare a votare.
“Non sono informato, ma per una mia responsabilità. Credo però che andrò a votare.”
L'8 e il 9 giugno, gli elettori italiani saranno chiamati a votare cinque referendum abrogativi, quattro sul lavoro e il Jobs Act, e uno sulle regole per l'ottenimento della cittadinanza italiana. La principale preoccupazione dei comitati promotori è il raggiungimento del quorum, necessario per validare i risultati, che deve superare il 50% di affluenza. Tuttavia, c'è il concreto rischio che non si raggiunga tale soglia.
In particolare, esponenti del centrodestra invitano gli elettori a non partecipare, con l'obiettivo di boicottare il referendum e impedire il raggiungimento del quorum. Appello all'astensione che molti elettori hanno dichiarato di essere intenzionati a raccogliere.
Oltre agli appelli all'astensionismo, si segnala anche una scarsa copertura mediatica, con critiche al governo per aver ridotto il dibattito sui temi del referendum. Nonostante questo, alcuni intervistati da Tag24.it sottolineano l'importanza di partecipare al voto come dovere civico, anche se non completamente informati sui quesiti.