Una frase di sei parole ha acceso lo scontro all'interno del Partito Democratico, per di più su uno dei temi che viene considerato molto difficile da gestire per i dem: la guerra a Gaza. Il consigliere comunale del PD a Cagliari, Davide Carta, ha attaccato Piero Fassino in un post su Facebook - poi cancellato - in cui lo criticava per le sue posizioni filo-israeliane.
A innescare il tutto, un altro post, quello dell'attivista sardo Carlo Augusto Melis-Costa, vicino alle posizioni filo-palestinesi, che aveva accusato Fassino di non essersi alzato in piedi durante il momento di omaggio alle vittime civili a Gaza, in Aula alla Camera.
Il riferimento era alla richiesta espressa dal leader del Movimento 5Stelle Giuseppe Conte di ricordare le vittime innocenti nel conflitto fra Hamas e Israele. Da lì è partito uno scambio di accuse incrociate culminato nella frase di Carta.
Melis-Costa, nei commenti, aveva chiamato l'ex sindaco di Torino "l'impronunciabile", un "consumatore abusivo di ossigeno" e un "politico fuso con la poltrona". Ma è stato proprio il consigliere Carta a varcare il limite, scrivendo senza mezzi termini: "Ad ammazzarlo non si fa peccato".
Una frase nuda e cruda che in meno di ventiquattr'ore si è trasformata in un caso nazionale e che in tanti hanno considerato oltre ogni limite di buongusto e ironia.
Inizialmente Carta non aveva ritrattato le sue parole, difendendosi con la constatazione che la sua storia politica è "lunga quarant'anni" e "affonda le radici nel cattolicesimo democratico". Il consigliere sardo aveva poi spiegato di essersi rifatto a un vecchio detto milanese, parlando di "intento ironico e simbolico" alla base del suo post.
Una giustificazione suonata debole alle orecchie di molti e che non ha fermato altri dal dire la propria. Fassino ha reagito con fermezza in un tweet, dicendosi "sconcertato, preoccupato e sbalordito" e addolorato che la guerra a Gaza produca altro odio oltre a quello già presente in Israele, in Palestina e in Europa.
Se il tutto era nato dall'accusa di non aver rispettato il minuto di silenzio per le vittime civili a Gaza, il parlamentare dem ribatte mostrando una foto in cui è chiara la sua presenza in Aula. Nessuno ha voluto mancare di rispetto a nessun altro, è il ragionamento sottinteso di Fassino.
"Ad ammazzarlo non si fa peccato."
— Ferdinando Iuliano ???????????????? (@ferdinandoiu) May 17, 2025
Il commento di @DavideCarta, consigliere PD in Sardegna, rivolto a Fassino per le sue posizioni filo-israeliane. Ecco il metodo della sinistra democratica e umanitaria quando è a corto di argomentazioni.
Solidarietà a @pierofassino pic.twitter.com/TAaCfMPVuU
Dall'episodio specifico, poi, il dem parla di ciò che sta accadendo nel linguaggio della politica negli ultimi tempi: “Assistiamo ogni giorno a parole intrise di rancore e violenza. L’indignazione per i morti di Gaza non può mai giustificare espressioni violente. Per arrivare alla pace occorre costruire ponti, non gettare benzina sul fuoco".
Il linguaggio usato da Carta, tanto più grave se considerato proveniente da un collega di partito, è quindi simbolo di un clima d'odio che si è impossessato di larghe fasce della società e della politica: nessun confronto democratico è possibile se si nega la dignità di persona all'altro interlocutore.
Tra chi grida al "genocidio" e chi preferisce parlare di "crimini di guerra", questo scontro racconta anche di un paese in cui il dibattito politico scivola sempre più spesso nell'odio e nella violenza verbale, lasciando presagire anche atti molto più gravi.
Dopo la valanga di critiche, Carta si è scusato con Fassino: "Rivolgo le mie scuse formali e sincere a Piero Fassino. Le parole che ho usato sono sbagliate e non rappresentano lo spirito con cui il Partito Democratico fa politica". Mentre in Fratelli d'Italia gongolano constatando come - per loro - "l'odio rosso" attecchisca anche nei partiti di sinistra, i suoi esponenti sardi chiedono che anche la dirigenza nazionale del PD si esprima.
Soluzione finale e genocidio. I termini esistono, fanno parte del vocabolario globale, non di quello di un solo popolo. Brava Rosy Bindi. Adesso non ci resta che dirlo a Picierno, Fassino, Quartapelle, Concia e a tutti gli altri ignavi che si definiscono di sinistra. #Gaza pic.twitter.com/tEzYYSj31P
— Gimmoriso' ???????? (@fawollo13) May 6, 2025
Il deputato meloniani Fabio Petrella ha affermato: "La divergenza politica non deve mai degenerare in disumanizzazione dell’avversario. Chi rappresenta le istituzioni ha il dovere di misurare le parole". La leader dem Elly Schlein ha telefonato a Fassino esprimendo la vicinanza della segreteria e il segretario regionale sardo Piero Comandini ha voluto chiarire che “il linguaggio dell’odio non appartiene alla nostra comunità democratica”.
Lo scontro interno al PD nasce da un commento violento: Davide Carta, consigliere comunale del Partito Democratico a Cagliari, ha scritto su Facebook una frase shock (“Ad ammazzarlo non si fa peccato”) contro Piero Fassino, accusato da un attivista filo-palestinese di non aver omaggiato le vittime civili di Gaza in Aula. Il commento, definito ironico da Carta, ha scatenato un caso politico nazionale.
Fassino risponde con fermezza, il PD si divide: l'ex sindaco di Torino ha smentito le accuse mostrando la sua presenza in Aula e ha condannato il linguaggio violento usato dal collega di partito. Il caso ha acceso i riflettori sulle tensioni interne al PD, tra sensibilità diverse sul conflitto israelo-palestinese e sull’uso delle parole nel dibattito politico.
Condanne trasversali e scuse tardive: dopo forti reazioni da destra e sinistra, e la richiesta di chiarimenti interni, Carta ha ritrattato e chiesto scusa. Ma l’episodio ha evidenziato quanto l’odio verbale stia erodendo il confronto democratico, con il rischio che l’escalation retorica sfoci in qualcosa di ancora più grave.