Il 19 maggio 2025 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha approvato, dopo tre lunghi anni di negoziati, il Piano Pandemico Internazionale con 124 voti favorevoli. Sono stati undici, invece, i Paesi che hanno scelto di astenersi e tra questi figura anche l’Italia.
Il governo italiano aveva già espresso perplessità circa il piano, soprattutto per il rischio di una perdita di sovranità in caso di pandemia a favore dell’OMS. Quella italiana, quindi, potrebbe configurarsi come un’astensione strategica: non ha votato ‘no’, bensì ha scelto di astenersi lanciando un chiaro messaggio politico.
L’astensione italiana ha un significato politico profondo, che può esser letto alla luce di due tendenze globali: la crisi della governance multilaterale a favore di una maggiore sovranità degli Stati, e l’ascesa della nuova ideologia della sovranità sanitaria post-Covid, incarnata dalla scelta degli Stati Uniti di uscire dall’Oms.
La scelta del governo italiano è stata accolta con favore dalla Lega e dalla galassia no-vax, ma è stata fortemente criticata dalla comunità scientifica ed è diventato nuovo terreno di scontro con l’opposizione di centrosinistra.
L’Italia è uno degli 11 Stati (tra cui Bulgaria, Russia, Israele, Iran e Polonia) a essersi astenuto durante la votazione in plenaria per l’adozione del Piano Pandemico 2025 dell’OMS. A Ginevra, in rappresentanza del governo italiano c’era il Ministro della Salute, Orazio Schillaci.
Un segnale ambiguo quello del governo italiano che non si oppone apertamente al piano, tuttavia non lo sostiene. Un piano che ha come obiettivo la creazione di meccanismi condivisi per affrontare e gestire a livello globale le emergenze sanitarie, come è stata ad esempio quella del Covid-19.
La scelta dell’Italia di astenersi può essere letta come la volontà di smarcarsi, così da avere le mani libere senza, tuttavia, creare uno strappo profondo con l’organizzazione che ha sede a Ginevra.
A preoccupare Giorgia Meloni è il rischio di ‘esternalizzazione’ della gestione di una possibile prossima pandemia. In un’ottica sempre più votata a riconquistare pezzi di sovranità in passato ceduti dagli Stati – soprattutto europei – in nome di una presunta governance multilaterale, il governo italiano, con il voto di ieri, sembra voler ‘tutelare la sovranità decisionale italiana’.
La posta in gioco, infatti, è proprio questa: mantenere la barra di comando in caso di un’emergenza sanitaria globale. Il Covid-19, infatti, ha insegnato che nessun Paese è in grado da solo di affrontare una pandemia, ma una gestione - secondo alcuni - poco limpida ed eccessivamente politicizzata dell’OMS ha generato una crescente sfiducia verso le organizzazioni internazionali.
L’Italia astenendosi avrebbe lanciato un messaggio chiaro: sì alla cooperazione, ma senza cedere lo scettro decisionale a Ginevra. La sovranità sanitaria resta a Roma.
La posizione dell’Italia non è quella mainstream, ma non è neppure isolata, bensì si inserisce in un nuovo paradigma politico che ha cominciato a prendere piede durante gli anni della pandemia, e che è esploso con la recente uscita dall’OMS degli Stati Uniti decisa da Donald Trump.
Si tratta del cosiddetto ‘sovranismo sanitario’ divenuto un cavallo di battaglia dei conservatori europei e mondiali, che guarda con diffidenza alle ingerenze delle istituzioni sovranazionali in materia di salute pubblica. Il ‘no alla dittatura sanitaria’ di Ginevra.
Per capire meglio la questione basta guardare chi sono gli undici Paesi che hanno scelto di astenersi. Oltre all’Italia si sono astenuti in Europa: la Bulgaria di Victor Orban, la Slovacchia di Robert Fico, la Russia di Putin, Polonia e la Romania, oltre all’Iran e a Israele.
Una lista eterogenea, che però riflette un filo comune: la diffidenza verso un sistema di governance sanitaria globale percepito come troppo centralizzato.
In questo contesto, la scelta del governo Meloni - pur senza andare a uno scontro frontale con l’OMS – segna un confine politico preciso: la gestione delle emergenze dovrà restare nelle mani degli Stati sovrani senza imposizioni di obblighi e protocolli.
Il protocollo per poter entrare in vigore dovrà essere ratificato da almeno 60 Paesi all’interno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. In caso di entrata in vigore, il governo Italiano si troverà davanti a un bivio: scegliere se restare nell’OMS e quindi accettare il piano pandemico, o fare la scelta più estrema e uscire, come ha già fatto qualcuno.
Si apre ora una fase particolarmente delicata anche sul fronte parlamentare, dove lo scontro politico è già in pieno svolgimento. Il centrosinistra accusa il governo di essersi piegato alle pressioni della Lega — che nel frattempo rivendica la paternità della scelta di Palazzo Chigi — e di aver ceduto alle istanze del mondo no vax.
L'italia insieme a 10 altre nazioni (e agli USA che si sono già ritirati dai lavori dell'OMS) NON ha votato a favore della bozza di accordo pandemico OMS.
— Claudio Borghi A. (@borghi_claudio) May 19, 2025
Anticipo: finché ci saremo noi in maggioranza non verrà MAI ratificato anche se la ratifica è prevista non prima di due anni.
Attacca Ilenia Malavasi, deputata del Partito Democratico e componente della Commissione Affari Sociali, annunciando un'interrogazione parlamentare.
Ancora più dura Raffaella Paita, capogruppo di Italia Viva al Senato:
Sulla stessa linea anche il Movimento 5 Stelle, con Andrea Quartini, capogruppo in Commissione Affari Sociali alla Camera: