20 May, 2025 - 17:00

Il Pd a congresso nel febbraio 2026, il piano di Elly Schlein per sbaragliare i riformisti

Il Pd a congresso nel febbraio 2026, il piano di Elly Schlein per sbaragliare i riformisti

Elly Schlein, con tutta probabilità, perderà il referendum sul Jobs Act dei prossimi 8 e 9 giugno. Ma è un osso duro, non è affatto disponibile a vestire i panni della martire che stoicamente si lascia infilzare dai suoi aguzzini: nello specifico, dalla parte del partito che l'avversa. Tutt'altro: venderà cara la pelle, come si dice.

Così, la segretaria del Partito Democratico ha già pronto il piano da mettere in atto dal giorno dopo l'esito della consultazione popolare in programma il prossimo mese.

È un piano che prevede due capisaldi. Il primo è quello di dare la colpa del mancato raggiungimento del quorum a TeleMeloni, al sostanziale oscuramento mediatico di cui è stato vittima il campo referendario.

Il secondo è quello di tenersi al riparo dai colpi bassi e dalle frecciate amiche prendendo il toro per le corna e indicendo un congresso per il febbraio del 2026.

A quel punto, saranno passati tre anni dalla sua incoronazione al Nazareno (grazie alle primarie). Ma soprattutto sarebbe il momento giusto per Elly Schlein di ricaricare le batterie al fine di iniziare al meglio la sua tanto sospirata cavalcata finale che dovrebbe portarla a sfidare Giorgia Meloni in occasione delle elezioni politiche del 2027.

D'altronde: per presentarsi in maniera credibile come alternativa all'attuale premier deve per forza confermare sul campo che è sua la leadership prima di tutto del Pd, e poi del resto del centrosinistra. 

Il piano di Elly Schlein: congresso nel 2026 per sbaragliare i riformisti

Perché Elly Schlein è pronta a giocarsi il tutto per tutto con un congresso da celebrare prima delle elezioni politiche del 2027? Evidentemente, perché la segretaria intuisce che quelli che ha davanti non saranno affatto mesi facili.

Il referendum di giugno è una chimera. Le regionali d'autunno si annunciano come una campagna quanto meno ricca di insidie. Ma Elly non vuole essere cotta a fuoco lento. Meglio - ha quindi pensato - raddoppiare la scommessa anziché lasciare in maniera inerme che tutto giochi contro di lei. Così, è nata l'idea del congresso. Tanto più che, ad oggi, la segretaria sa di non avere un vero avversario all'orizzonte. 

Insomma: i riformisti sbuffano e si lamentano davanti alle scelte politiche della loro segretaria. Giurano di non votare i quesiti inerenti il Jobs Act. Ma chi di loro davvero si fa avanti per cercare di scalzarla dal trono del Nazareno?

Pina Picierno, la vicepresidente del parlamento europeo voce dell'area riformista che segna un discrimine prima di tutto sul fronte dei conflitti in Ucraina e a Gaza, non sarebbe interessata alla scalata del partito. 

L'ex sindaco di Bergamo Giorgio Gori, invece, ha dato l'ok. Ma non tutti credono nelle sue capacità di leadership nazionale. Quanto all'ex ministro Lorenzo Guerini non si porterebbe tutti dietro. 

Insomma, diciamo la verità: un Matteo Renzi (annata 2014, quella del 40,8% alle europee) non è che si trova in ogni cilindro. Per questo Elly Schlein è sicura del fatto suo. E prima di essere attaccata, vuole attaccare.

L'incontro tra Prodi, Letta, Renzi e Monti

A proposito di Matteo Renzi: domenica scorsa, dalle parti di San Pietro, subito dopo l'intronizzazione di Leone XIV, lo si è rivisto assieme a Enrico Letta (il suo "stai sereno" è datato, ormai, 17 gennaio 2014), Romano Prodi e Mario Monti. E, secondo alcune ricostruzioni, al centro della loro chiacchierata c'erano proprio Elly Schlein e il suo Pd, un partito che ha ben poco a che vedere con quello immaginato nel 2007 come la principale forza riformista italiana. 

Prove ne siano gli atteggiamenti che sta assumento su altri due temi destinati ad acquisire sempre più rilevanza nei prossimi mesi: quello dei termovalorizzatori e quello del ponte di Messina. 

Sul primo, Roberto Gualtieri è a un passo dal giungere a dama a Roma mentre i dem lo avversano un po' dappertutto fuori dal Raccordo Anulare. 

Sul secondo: se Salvini a luglio davvero riuscirà ad inaugurare i cantieri, Schlein continuerà a fare le barricate come un Beppe Grillo qualsiasi (il fu Elevato se la faceva addirittura a nuoto tra Reggio e Messina) o avrà la forza di cambiare registro spingendo affinché l'opera infrastrutturale più importante del sistema-Italia si faccia nel modo migliore e più veloce?

Come dire: per il congresso del febbraio 2026, in casa dem mancherà pure un candidato che si contrapponga a Elly Schlein, ma di tematiche su cui discutere ce ne sono eccome. 

    

AUTORE
foto autore
Giovanni Santaniello
condividi sui social
condividi su facebook condividi su x condividi su linkedin condividi su whatsapp
ARTICOLI RECENTI
LEGGI ANCHE