20 May, 2025 - 18:25

Nino Benvenuti candidato con l'Msi, perché scelse la destra sul ring della politica

Nino Benvenuti candidato con l'Msi, perché scelse la destra sul ring della politica

Nino Benvenuti è stato davvero una leggenda dello sport italiano: oro olimpico nel 1960 a Roma, campione del mondo nel 1967, Fighter of the Year 1968. I suoi pugni hanno scritto una delle pagine del pugilato italiano più esaltanti. E hanno fatto gola anche alla politica. Tant'è che Benvenuti ha avuto un passato anche su questo ring.

Giovanni Benvenuti nacque nel 1938 a Isola, una località che oggi fa parte della Slovenia. E proprio questo particolare fece sì che nel corso della sua lunga vita si dedicasse anche alla politica.

Nino Benvenuti, un pugile di destra. Ecco perché

Nino Benvenuti divenne un uomo simbolo dello sport italiano con le Olimpiadi di Roma, nel 1960, un annus mirabilis per lo sport nostrano. Per questo la politica gli mise subito gli occhi addosso. Anche perché incarnava una storia particolare nell'Italia di quegli anni.

Benvenuti, infatti, era un esule istriano. All'età di 16 anni, fu costretto, assieme alla famiglia a lasciare la sua casa per sfuggire agli orrori delle foibe del colonello Tito. Quindi, il suo destino era segnato:

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“Avevo conosciuto la sinistra di Tito, non potevo che essere di destra”

Nel 1964, quando era ancora nel pieno della sua carriera pugilistica, fu candidato anche tra le fila del Movimento Sociale Italiano. E in varie interviste, ricordò quell'esperienza in questo modo:

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In Istria, la mia terra, ancora oggi mi sento un esule. Ci ho lasciato il mio cuore e la mia rabbia per essere stato derubato della mia identità. Solo l’esodo di 350 mila istriani ha evitato che si consumassero massacri ancora più brutali di quelli delle foibe. Quando siamo arrivati in Italia, ci chiamavano fascisti, ma eravamo semplicemente italiani. E da allora non ho più avuto una patria

Evidentemente, la rabbia che Benvenuti sfogava in palestra e sui ring derivava proprio dall'ingiustizia che gli aveva inferto la politica subito dopo la seconda guerra mondiale: 

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Venivo da una esperienza difficile dopo il mio esodo dall’Istria e mi portavo dentro una serie di rivendicazioni non politiche, ma umane. Per cui, visti i coinvolgimenti storici della sinistra nella vicenda che ha interessato la mia gente, credo che automaticamente e impulsivamente abbia rivolto la mia attenzione verso l’area opposta”

L'incontro, l'amicizia e la solidarietà con Griffith

Fatto sta che l'avventura politica di Nino Benvenuti cessò ben presto. Dopo la candidatura con l'Msi, fu contestato da una parte dei suoi tifosi. E lui decise di non fare più politica attiva. Voleva essere il campione di tutti, non solo il beniamino di una parte.

Del resto, la sua umanità lo portava ad avere anche una visione più inclusiva del mondo rispetto a quella classica della destra missiva. Soprattutto dal punto di vista dei diritti civili, lo dimostra l'amicizia che ebbe con il grande avversario che riuscì a battere nel 1967 per diventare campione del mondo, Emile Griffith. Quest'ultimo fu uno dei primi sportivi a fare coming out, a dichiararsi gay. A quel punto, anche a costo di inimicarsi buona parte dell'opinione pubblica, Benvenuti decise di rimanergli accanto e di difenderlo contro ogni giudizio discriminatorio. Una scelta niente affatto scontata in quegli anni.

Il matrimonio celebrato da Fini e la nomina a senatore a vita proposta da La Russa

Ma una scelta che non gli fece perdere gli amici di una vita: il suo secondo matrimonio, quello con Nadia Bertorello, fu celebrato a Roma dall'ex segretario di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini. 

In più: a febbraio del 2020, in occasione della presentazione in Senato del fumetto "Nino Benvenuti - Il mio esodo dall'Istria", Ignazio La Russa rilanciò la sua nomina a senatore a vita.  

Il saluto di Giorgia Meloni

Così, oggi, a dargli l'ultimo saluto è stata, tra gli altri, anche la premier Giorgia Meloni, ripercorrendo proprio la sua storia politica: 

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Addio a Nino Benvenuti, campione straordinario e simbolo di un’Italia fiera, coraggiosa, capace di rialzarsi. È stato uno dei più grandi pugili della nostra storia, ma anche molto di più: profondamente legato alle sue radici istriane, è stato un testimone instancabile della tragedia delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, contribuendo a scrivere una storia che non era stata raccontata. Alla sua famiglia e a tutti coloro che gli hanno voluto bene va il mio pensiero commosso. Grazie, Nino, per i tuoi combattimenti sul ring e per quelli in difesa della verità. L’Italia non ti dimenticherà

ha scritto il presidente del consiglio. Che da oggi, evidentemente, ha perso un mito.

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Giovanni Santaniello
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