La notizia della variante Covid LP.8.1 è l’ultima miccia accesa nel panorama mediatico italiano: i titoli gridano all’allarme, i giornali si popolano di interviste a virologi star e, come in un copione già visto, la parola d’ordine sembra essere una sola: “attenzione, potrebbe tornare il peggio”. Ma quanto c’è di reale e quanto di costruito in questa nuova ondata di preoccupazione?
La variante LP.8.1 è stata identificata per la prima volta nel luglio 2024 e derivata dalla JN.1. Ora si sta diffondendo rapidamente in Asia, con un raddoppio dei casi a Singapore e Hong Kong. La causa? Secondo gli esperti, il calo dell’immunità dovuto agli anni trascorsi dall’ultima vaccinazione e alla minore circolazione del virus nella popolazione. In Italia, i numeri del Covid restano bassi: 249 nuovi casi e 13 decessi nell’ultima settimana, dati in linea con il trend degli ultimi mesi.
Eppure, il refrain è sempre lo stesso: “Stiamo in campana”, ammonisce Matteo Bassetti, uno dei volti più noti della pandemia. Il rischio, secondo lui, è che la variante possa colpire duramente i Paesi con bassa copertura vaccinale, come l’India. Ma lo stesso Bassetti ammette che, per ora, i sintomi non sono più gravi di quelli delle precedenti varianti Omicron: febbre, tosse, mal di gola, stanchezza, dolori muscolari. L’OMS, dal canto suo, classifica LP.8.1 come “variante sotto monitoraggio” e non come variante di preoccupazione, valutando il rischio globale come basso.
Nonostante i dati rassicuranti, l’allarme corre veloce. L’Agenzia europea del farmaco (EMA) raccomanda di aggiornare i vaccini per colpire la nuova variante, sottolineando che quelli attuali sono comunque efficaci contro le forme gravi della malattia. Le aziende farmaceutiche sono già al lavoro per modificare la composizione dei vaccini, in attesa di nuove campagne di richiamo.
Intanto, i virologi star tornano protagonisti: tra interviste, manipolazioni dei giornalisti per fare titoli ad effetto. Ogni nuova variante è un’occasione per rilanciare il dibattito, tra chi invoca cautela e chi paventa scenari apocalittici. Il risultato? Una popolazione sempre più confusa, oscillante tra la stanchezza da pandemia e la paura di nuove restrizioni.
Guardando ai dati, la LP.8.1 si distingue per nove mutazioni nella proteina spike, che le conferiscono una maggiore capacità di diffusione rispetto ad alcune varianti precedenti, ma una minore infettività rispetto alla “madre” JN.1. La sua capacità di eludere la risposta immunitaria è paragonabile a quella della XEC, ma non sembra in grado di provocare una nuova emergenza sanitaria globale.
I sintomi restano quelli di un’influenza stagionale, e i vaccini mRNA aggiornati continuano a offrire protezione contro le forme gravi della malattia. L’OMS invita alla vigilanza, ma non all’allarmismo: LP.8.1 è sotto osservazione, non sotto accusa.
Forse è il momento di pretendere meno spettacolo e più informazione, meno terrorismo mediatico e più dati oggettivi. Perché la vera emergenza, oggi, sembra essere quella di una comunicazione che non sa più distinguere tra prudenza e paura.