Cathy La Torre è una delle figure più riconosciute dell’attivismo per i diritti civili in Italia, avvocata specializzata in diritto antidiscriminatorio e protagonista di numerose battaglie per la comunità LGBTQIA+.
Oltre al suo impegno pubblico, la sua vita privata ha spesso suscitato interesse, soprattutto per la visibilità data alle relazioni queer e non convenzionali, che La Torre ha sempre difeso e raccontato con trasparenza e orgoglio.
Cathy La Torre è notoriamente riservata sulla sua vita privata, ma negli ultimi anni ha condiviso alcuni dettagli importanti riguardo le sue relazioni. In particolare, ha reso pubblica la sua storia con Daphne Bohèmien, performer internazionale, content creator e divulgatrice.
In un post su Instagram, La Torre ha pubblicato una foto insieme a Daphne in abiti matrimoniali, ricevendo numerose congratulazioni dai fan. La Torre ha spiegato che, pur essendo viste come una coppia e potenzialmente una futura famiglia, la burocrazia italiana rende complesso il riconoscimento legale delle loro identità di genere: Daphne, infatti, è una donna ma risulta ancora con documenti al maschile, mentre La Torre si identifica come persona non binaria, pur avendo la “F” di femmina sui documenti.
Questa situazione, raccontata con ironia e orgoglio, è diventata simbolo della battaglia per il riconoscimento delle famiglie queer in Italia. La Torre ha sottolineato come, sulla carta, lei e Daphne potrebbero persino sposarsi in chiesa come “maschio e femmina” e iniziare un percorso di adozione, risultando formalmente “mamma e papà”.
Tuttavia, la realtà è molto più complessa e la loro storia rappresenta una denuncia delle difficoltà che le persone LGBTQIA+ affrontano nel nostro Paese per vedere riconosciuti i propri diritti familiari.
Oltre a Daphne, La Torre ha parlato spesso della sua “famiglia queer”, composta da amici stretti e persone care, tra cui la scrittrice Michela Murgia, con cui ha condiviso battaglie politiche e momenti di vita fondamentali. Dopo la scomparsa del cognato, La Torre è diventata “genitore intenzionale” dei suoi nipoti, assumendo un ruolo familiare di grande responsabilità e affetto.
L’attivismo di Cathy La Torre è radicato in una profonda esperienza personale e professionale.
Nata a Erice nel 1980 da madre statunitense e padre siciliano, si trasferisce a Bologna per laurearsi in giurisprudenza e specializzarsi in diritto antidiscriminatorio.
Fin dagli inizi della sua carriera, si dedica alla difesa delle persone discriminate per orientamento sessuale e identità di genere. Ha ricoperto il ruolo di vicepresidente del Movimento Identità Trans e ha fondato il Centro Europeo di Studi sulla Discriminazione e lo studio legale Wildside Human First, specializzato in diversity & inclusion.
La Torre si è battuta per quasi vent’anni per una legge contro l’omotransfobia, ha promosso campagne come “Odiare Ti Costa” contro l’hatespeech online, e si è impegnata per il riconoscimento delle famiglie arcobaleno e per la riforma dei termini legali legati alla genitorialità, affinché venga riconosciuto solo il termine “genitore” e non si discrimini nessuna forma familiare.
Il suo lavoro ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il premio come miglior avvocata pro-bono d’Europa nel 2019 e il premio Coraggio Emanuela Loi nel 2020. La Torre è anche autrice di libri e podcast che raccontano storie di discriminazione e resistenza, contribuendo a diffondere una cultura dell’inclusione e della giustizia sociale.
Cathy La Torre si identifica come persona non binaria e lesbica, e ha raccontato pubblicamente il proprio percorso di consapevolezza, compresa la decisione di ridurre il seno per sentirsi più a proprio agio con la propria identità di genere. La sua visibilità e il suo impegno hanno contribuito a dare voce a chi spesso resta invisibile, trasformando la sua vita privata in un esempio concreto di lotta per i diritti e la dignità di tutte le persone queer.