Negli ultimi anni il sistema pensionistico italiano è stato oggetto di profonde trasformazioni. Dal 2025, per molti lavoratori, andare in pensione sarà più difficile e meno vantaggioso rispetto al passato.
Le nuove regole prevedono requisiti più stringenti sia per la pensione di vecchiaia sia per quella anticipata, e importi degli assegni in molti casi ridotti. Vediamo nel dettaglio cosa cambia, da quando e soprattutto perché.
La pensione di vecchiaia rimane ancorata a un requisito anagrafico elevato: 67 anni. Tuttavia, dal 2027 è previsto un ulteriore aumento legato all’aspettativa di vita, che potrebbe portare l’età pensionabile a 67 anni e 3 mesi e successivamente a 67 anni e 5 mesi dal 2029.
Questo meccanismo, introdotto dalla riforma Fornero, collega automaticamente l’età pensionabile all’incremento della speranza di vita rilevato dall’ISTAT.
Per la pensione anticipata ordinaria, i requisiti contributivi sono tra i più severi d’Europa:
Non è richiesto un requisito anagrafico minimo, ma solo il raggiungimento degli anni di contribuzione.
Per chi invece ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996 (sistema contributivo puro), la pensione anticipata potrà essere richiesta a partire dai 64 anni, ma con almeno 25 anni di contributi effettivi dal 2025 (che diventeranno 30 dal 2030) e solo se l’importo maturato è pari ad almeno 3 volte l’assegno sociale (circa 1.600 euro lordi mensili).
Le nuove regole non riguardano solo i requisiti di accesso, ma anche il calcolo dell’importo della pensione.
Il sistema contributivo, ormai prevalente per i nuovi pensionati, lega l’assegno finale ai contributi effettivamente versati durante la vita lavorativa, penalizzando chi ha avuto carriere discontinue o salari bassi.
Dal 2025, inoltre, cambiano i coefficienti di trasformazione, ovvero i parametri che determinano l’importo della pensione in base all’età di uscita.
L’aumento dell’aspettativa di vita comporta una riduzione di questi coefficienti, traducendosi in assegni più bassi a parità di contributi versati.
Un’ulteriore novità è il tetto massimo per l’importo della pensione anticipata contributiva, che non può superare 5 volte il trattamento minimo (circa 2.993 euro lordi mensili nel 2024) fino al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia.
Alla base di queste modifiche c’è la necessità di garantire la sostenibilità del sistema previdenziale italiano, messo sotto pressione da diversi fattori:
Le nuove regole sono operative dal 1° gennaio 2025. Coinvolgono soprattutto i lavoratori con carriere iniziate dopo il 1996 (sistema contributivo puro), ma anche chi si avvicina all’età pensionabile con il sistema misto o retributivo dovrà fare i conti con i nuovi coefficienti e le finestre di decorrenza più lunghe.
Il sistema pensionistico italiano continuerà a evolversi nei prossimi anni. Sono già previste ulteriori strette sui requisiti e possibili aumenti delle soglie minime di assegno, mentre si punta a rafforzare la previdenza complementare per integrare le pensioni pubbliche.
La sostenibilità resta la parola chiave, ma il rischio è che sempre più italiani debbano lavorare più a lungo per ricevere assegni meno generosi.
In questo scenario, la pianificazione previdenziale personale diventa fondamentale: conoscere le regole, valutare l’adesione a fondi integrativi e simulare la propria pensione sono passi indispensabili per affrontare con consapevolezza il futuro.