13 Jul, 2025 - 11:32

Pensioni di vecchiaia e anticipate: diminuiscono i soldi e aumenta l'età

Pensioni di vecchiaia e anticipate: diminuiscono i soldi e aumenta l'età

Negli ultimi anni il sistema pensionistico italiano è stato oggetto di profonde trasformazioni. Dal 2025, per molti lavoratori, andare in pensione sarà più difficile e meno vantaggioso rispetto al passato.

Le nuove regole prevedono requisiti più stringenti sia per la pensione di vecchiaia sia per quella anticipata, e importi degli assegni in molti casi ridotti. Vediamo nel dettaglio cosa cambia, da quando e soprattutto perché.

Requisiti più alti: cosa cambia?

Pensione di vecchiaia

La pensione di vecchiaia rimane ancorata a un requisito anagrafico elevato: 67 anni. Tuttavia, dal 2027 è previsto un ulteriore aumento legato all’aspettativa di vita, che potrebbe portare l’età pensionabile a 67 anni e 3 mesi e successivamente a 67 anni e 5 mesi dal 2029.

Questo meccanismo, introdotto dalla riforma Fornero, collega automaticamente l’età pensionabile all’incremento della speranza di vita rilevato dall’ISTAT.

Pensione anticipata

Per la pensione anticipata ordinaria, i requisiti contributivi sono tra i più severi d’Europa:

  • 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini
  • 41 anni e 10 mesi per le donne

Non è richiesto un requisito anagrafico minimo, ma solo il raggiungimento degli anni di contribuzione.

Per chi invece ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996 (sistema contributivo puro), la pensione anticipata potrà essere richiesta a partire dai 64 anni, ma con almeno 25 anni di contributi effettivi dal 2025 (che diventeranno 30 dal 2030) e solo se l’importo maturato è pari ad almeno 3 volte l’assegno sociale (circa 1.600 euro lordi mensili).

Meno soldi: perché gli assegni sono più bassi

Le nuove regole non riguardano solo i requisiti di accesso, ma anche il calcolo dell’importo della pensione.

Il sistema contributivo, ormai prevalente per i nuovi pensionati, lega l’assegno finale ai contributi effettivamente versati durante la vita lavorativa, penalizzando chi ha avuto carriere discontinue o salari bassi.

Dal 2025, inoltre, cambiano i coefficienti di trasformazione, ovvero i parametri che determinano l’importo della pensione in base all’età di uscita.

L’aumento dell’aspettativa di vita comporta una riduzione di questi coefficienti, traducendosi in assegni più bassi a parità di contributi versati.

Un’ulteriore novità è il tetto massimo per l’importo della pensione anticipata contributiva, che non può superare 5 volte il trattamento minimo (circa 2.993 euro lordi mensili nel 2024) fino al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia.

Le cause: perché servono più anni e si prende di meno

Alla base di queste modifiche c’è la necessità di garantire la sostenibilità del sistema previdenziale italiano, messo sotto pressione da diversi fattori:

  • Invecchiamento della popolazione: L’aspettativa di vita degli italiani è in costante aumento (86,8 anni nel 2024 contro 85,39 nel 2021), il che significa che le pensioni devono essere pagate per un periodo più lungo.
  • Rapporto tra attivi e pensionati: Il numero di lavoratori che versa contributi diminuisce rispetto a quello dei pensionati, aggravando il bilancio dell’INPS.
  • Vincoli europei: L’Italia deve rispettare le raccomandazioni UE sulla sostenibilità dei sistemi pensionistici, incentivando una più tarda uscita dal lavoro e promuovendo la previdenza complementare.
  • Spesa pubblica: La spesa pensionistica italiana è tra le più alte d’Europa in rapporto al PIL, e le riforme mirano a contenerla.

Da quando e chi è coinvolto?

Le nuove regole sono operative dal 1° gennaio 2025. Coinvolgono soprattutto i lavoratori con carriere iniziate dopo il 1996 (sistema contributivo puro), ma anche chi si avvicina all’età pensionabile con il sistema misto o retributivo dovrà fare i conti con i nuovi coefficienti e le finestre di decorrenza più lunghe.

Le prospettive future

Il sistema pensionistico italiano continuerà a evolversi nei prossimi anni. Sono già previste ulteriori strette sui requisiti e possibili aumenti delle soglie minime di assegno, mentre si punta a rafforzare la previdenza complementare per integrare le pensioni pubbliche.

La sostenibilità resta la parola chiave, ma il rischio è che sempre più italiani debbano lavorare più a lungo per ricevere assegni meno generosi.

In questo scenario, la pianificazione previdenziale personale diventa fondamentale: conoscere le regole, valutare l’adesione a fondi integrativi e simulare la propria pensione sono passi indispensabili per affrontare con consapevolezza il futuro.

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