Francesco Bidognetti, noto con il soprannome di "Cicciotto 'e Mezzanotte", è uno dei boss storici e più temuti della camorra casertana. Figura di spicco del clan dei Casalesi, è stato condannato per numerosi reati, tra cui le minacce rivolte allo scrittore Roberto Saviano e alla giornalista Rosaria Capacchione, entrambi impegnati nella denuncia delle attività criminali del clan. La sua storia personale e criminale si intreccia con alcuni dei capitoli più bui della criminalità organizzata in Campania.
Bidognetti cresce in un contesto segnato dalla presenza della camorra e, poco più che ventenne, si afferma come uno dei giovani più temuti della zona. La sua ascesa criminale avviene negli anni '70 e '80, periodo in cui si distingue per la sua spietatezza e per la capacità di tessere alleanze strategiche all’interno del mondo camorristico.
La prima moglie di Bidognetti è deceduta. Successivamente si è legato per trent’anni ad un'altra donna divenuta poi collaboratrice di giustizia.
Bidognetti ha almeno 4 figli, alcuni dei quali coinvolti nelle attività del clan e arrestati nel corso degli anni.
Bidognetti è stato per anni il braccio destro di Francesco Schiavone, detto "Sandokan", e in seguito capo autonomo di una delle fazioni più potenti del clan dei Casalesi. Il suo potere si è consolidato grazie al controllo di diverse attività illecite.
Anche dopo il suo arresto nel 1993 e la detenzione in regime di 41 bis, Bidognetti ha continuato a esercitare un ruolo chiave nel clan, impartendo ordini tramite la famiglia e i suoi fedelissimi. È stato uno dei principali imputati nel maxi-processo Spartacus, conclusosi nel 2010 con la condanna all’ergastolo per lui e altri boss del clan.
Nel 2008, durante il processo di appello Spartacus a Napoli, Bidognetti, tramite il suo avvocato Michele Santonastaso, pronunciò minacce pubbliche nei confronti di Roberto Saviano e Rosaria Capacchione. Le intimidazioni avvennero in aula e furono considerate una vera e propria strategia mafiosa per mettere a tacere chi denunciava le attività del clan.
Nel luglio 2025 la Corte d’Appello di Roma ha confermato la condanna a un anno e mezzo di carcere per Bidognetti e a un anno e due mesi per il suo avvocato. Le minacce sono state riconosciute come aggravate dal metodo mafioso e inserite in una precisa strategia di intimidazione e controllo del territorio.