19 Jul, 2025 - 15:48

Quanti morti nella strage di Via d'Amelio? Le vittime tra la scorta di Borsellino

Quanti morti nella strage di Via d'Amelio? Le vittime tra la scorta di Borsellino

Il 19 luglio 1992, una data incisa nella memoria collettiva italiana, una terribile esplosione in via D’Amelio a Palermo pose fine alle vite di uomini e donne impegnati nella difesa della giustizia contro la mafia.

La strage di via D’Amelio è uno dei momenti più tragici della recente storia nazionale ed è conosciuta soprattutto per aver spezzato la vita del giudice Paolo Borsellino e di cinque agenti della sua scorta, veri e propri “angeli custodi” che accompagnavano il magistrato in ogni spostamento, condividendone rischi e ideali.

Quanti furono i morti nella strage di via D’Amelio?

L’attentato di stampo mafioso venne eseguito in pieno giorno, intorno alle 16:58, mediante l’esplosione di una Fiat 126 rubata e riempita con 90 kg circa di tritolo, parcheggiata sotto casa della madre di Borsellino. L’esplosione fu devastante, causando sei vittime: il magistrato stesso e cinque agenti della sua scorta.

La potenza dell’esplosivo fu tale da produrre danni gravissimi alle vetture, ai palazzi circostanti e anche numerosi feriti tra i civili, ma solo uno degli uomini della scorta, l’agente Antonino Vullo, si salvò perché in quel momento si trovava lontano dall’esplosione, intento a parcheggiare una delle auto di servizio.

Le vittime: chi erano gli agenti della scorta di Borsellino?

Le vittime tra la scorta del giudice Paolo Borsellino erano tutte appartenenti alla Polizia di Stato e scelte sia per il loro rigore professionale, sia per il saldo legame di fiducia instaurato con il magistrato. Ecco chi erano:

  • Emanuela Loi, 24 anni
  • Agostino Catalano, 43 anni
  • Vincenzo Fabio Li Muli, 22 anni
  • Walter Eddie Cosina, 30 anni
  • Claudio Traina, 26 anni

Tra loro, Emanuela Loi fu la prima donna poliziotto caduta in servizio in Italia, simbolo coraggioso del ruolo crescente delle donne nelle forze dell’ordine. Tutti gli agenti erano impegnati quotidianamente a proteggere il giudice, consapevoli dei rischi dopo la recente strage di Capaci, dove era stato assassinato anche il magistrato Giovanni Falcone.

Il coraggio degli “angeli custodi"

I cinque agenti della scorta morirono nell’adempimento del dovere, schierati accanto a Paolo Borsellino poco prima dell’esplosione, mentre tentavano di garantire la sua sicurezza nell’ovile della propria città.

Le testimonianze raccontano di una squadra affiatata, composta da persone profondamente legate da sentimenti di amicizia e rispetto reciproco, nonché da un solido senso di responsabilità verso la propria missione. Tra loro, il più giovane era Vincenzo Fabio Li Muli, che aveva appena 22 anni.

La sopravvivenza di Antonino Vullo, seppur ferito gravemente, rappresenta anch’essa una testimonianza diretta di quella giornata drammatica che cambiò il volto dell’Italia e segnò un prima e un dopo nel rapporto fra società civile e mafia.

Il lascito delle vittime

Le immagini di via D’Amelio devastata, di auto incenerite e di colonne di fumo sono diventate un simbolo perpetuo della brutalità mafiosa, ma anche della determinazione dello Stato e della società civile a non piegarsi al ricatto della violenza.

Ogni anno, l’Italia intera commemora il sacrificio di Borsellino e dei suoi agenti, ricordando non soltanto il loro senso dello Stato, ma anche l’esempio vivente di chi, pur sapendo di rischiare tutto, non indietreggiò di fronte alle minacce.

La memoria delle vittime della strage di via D’Amelio rappresenta ancora oggi il presidio morale nella lotta alla mafia e la testimonianza di un’Italia che sa onorare, con il rispetto e la gratitudine, chi ha sacrificato la propria vita in nome della giustizia e della libertà collettiva.

 

 

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