Un nuovo sviluppo nel caso Garlasco: sul pollice destro di Chiara Poggi riemerge una traccia di DNA maschile, repertata nel 2007 e giudicata allora non interpretabile, che oggi potrebbe finalmente essere collegata a un nome grazie alle moderne tecnologie di analisi genetica. Questa novità si aggiunge alle tre tracce femminili trovate sulla scena del delitto, delicate e rimaste finora senza attribuzione precisa.
Il profilo genetico in esame, denominato “MDX1” dai RIS di Parma, fu rilevato tramite tampone sul pollice della mano destra di Chiara Poggi il 13 agosto 2007. All’epoca, gli esperti lo classificarono come “non interpretabile” a causa di problemi tecnici durante l’amplificazione del campione: i picchi degli elettroferogrammi risultarono troppo bassi e disturbati da un “effetto ladder”, segno di amplificazione casuale del DNA. Nonostante queste difficoltà, l’esame evidenziava una possibile commistione tra due profili genetici distinti.
Nel 2014, il professor Francesco De Stefano rianalizzò il campione: confermò che si trattava di un profilo maschile, attribuibile, potenzialmente, a una terza persona diversa da Alberto Stasi (già condannato) e da Andrea Sempio (indagato). Attualmente, quella traccia sopravvive e, grazie all’evoluzione delle tecnologie di sequenziamento, potrebbe essere abbinata a un nome, portando una svolta inattesa alle indagini.
Il DNA sul pollice destro di Chiara Poggi si aggiunge alle controversie attorno ai reperti genetici del caso Garlasco. Oltre ai profili attribuiti a Stasi e Sempio, questo “profilo ignoto” potrebbe essere decisivo per scagionare o coinvolgere altri sospettati. Se confermata, la scoperta offrirebbe nuovi scenari: non solo quello di un solo aggressore, ma anche l’ipotesi di una complicità e di ruoli multipli nella dinamica dell’omicidio.
Durante i rilievi del RIS nel 2007, furono individuate tre tracce di DNA femminile in punti chiave della villetta di via Pascoli: sulla maniglia della porta a soffietto, sulla leva del miscelatore del bagno e sulla maniglia della porta di ingresso. Questi profili non appartenevano né a Chiara Poggi né a nessuna persona vicina già identificata, rimanendo “profili X” senza volti o nomi. All’epoca, il materiale biologico venne considerato insufficiente per una sequenziazione affidabile, ma oggi la Procura ha ordinato una nuova verifica delle sequenze grazie ai progressi scientifici.
La presenza di DNA femminile ignoto lascia aperte diverse ipotesi investigative: è possibile che altre donne abbiano avuto accesso all’abitazione nelle ore immediatamente precedenti il delitto o che siano coinvolte nella scena nei suoi momenti cruciali. Oggi le tecniche di comparazione consentirebbero di escludere e, forse, identificare chi frequentava la villetta nei giorni precedenti all’omicidio, colmando una lacuna lasciata negli anni dalle indagini.