Una nuova ombra si allunga sul caso Garlasco: alcune foto dell’omicidio di Chiara Poggi sarebbero misteriosamente sparite dal fascicolo d'indagine, alimentando dubbi e polemiche su uno degli omicidi più discussi della cronaca italiana recente. Si tratta di immagini cruciali, scattate nella villetta di via Pascoli il 13 agosto 2007 subito dopo il delitto, che oggi risultano assenti dal materiale ufficiale agli atti.
Le prime irregolarità sul materiale fotografico erano già emerse nel corso del processo di primo grado a porte chiuse, il 17 marzo 2009: fu la pm Rosa Muscio a segnalare che mancavano alcuni file, con evidenti salti nei numeri progressivi delle foto scattate durante i rilievi del RIS e dei carabinieri di Vigevano. Questa assenza riguardava sia i fascicoli cartacei sia i supporti digitali – cd e altri dispositivi informatici – destinati a documentare la scena del crimine.
Nonostante le ripetute richieste della difesa di Alberto Stasi, imputato e poi condannato per il delitto, le foto mancanti non sono mai state recuperate. Secondo quanto ricostruito, venne sollevata persino un’eccezione di nullità e di inutilizzabilità dell’intero materiale fotografico agli atti, proprio a causa di queste lacune. La questione, che sembrava chiusa, è tornata oggi d’attualità a fronte delle nuove indagini che hanno portato ad allargare il quadro dei sospetti e a ventilare nuove ipotesi investigative.
Sul motivo della scomparsa restano molte ombre. Secondo le dichiarazioni della pm Muscio e degli avvocati di Stasi, il materiale risulterebbe “non nel procedimento”, sebbene tutto ciò che fu depositato dagli investigatori – sia cartaceo che informatico – consta di fascicoli fotografici e cd ufficiali. Non è chiaro se le fotografie mancanti siano state cancellate inavvertitamente, rimosse deliberatamente o addirittura mai scattate. Alcuni media hanno parlato espressamente di “foto cancellate dai RIS”, rilanciando l’ipotesi di un errore tecnico o, nella peggiore delle ipotesi, di una manomissione dolosa.
La perdita di queste immagini rappresenta un danno enorme per la ricostruzione dell’evento e per la completezza dell’indagine. Proprio grazie alle fotografie, infatti, sarebbe stato possibile chiarire dettagli fondamentali della scena del crimine – posizione del corpo, presenza di reperti, tracce di sangue, e potenziali elementi incompatibili con la versione ufficiale.
La scomparsa delle foto alimenta oggi nuove tensioni, anche alla luce delle accuse rivolte negli ultimi anni ad altri soggetti, come Andrea Sempio, e delle voci su una possibile riesumazione del corpo di Chiara per ulteriori accertamenti. La difesa di Stasi ha sempre sostenuto che la mancanza di questo materiale abbia indebolito il diritto alla piena difesa e l’attendibilità dell’intero processo.
Le indagini sul caso Garlasco si intrecciano da tempo con smarrimenti di reperti, fotografie mancanti e presunti errori nelle fasi di repertazione. Emblematico il caso della borsa di Chiara Poggi, anch’essa mai ritrovata e potenzialmente decisiva in sede processuale.
Il “buco” nell’archivio fotografico rappresenta solo l’ennesimo tassello di una storia fremente di contraddizioni, opinioni divergenti e colpi di scena. La perdita definitiva di queste foto compromette la possibilità di ricostruire con certezza la dinamica dei fatti e getta un’ulteriore ombra sull’attendibilità delle prove utilizzate nei processi che hanno già segnato il destino giudiziario di Alberto Stasi e alimentato il dibattito pubblico.
Il caso Chiara Poggi continua così a essere uno dei simboli delle difficoltà e dei limiti della giustizia italiana, tra prove svanite, reperti mai analizzati e sospetti mai del tutto fugati, in attesa di una chiarezza che rischia di essere ormai irraggiungibile.