15 Sep, 2025 - 13:50

Orrore a Sulmona, ragazzina violentata da quando aveva 10 anni: indagati i cugini

Orrore a Sulmona, ragazzina violentata da quando aveva 10 anni: indagati i cugini

Una vicenda scioccante ha scosso la città di Sulmona e l’opinione pubblica italiana nel settembre 2025: una ragazzina di appena dodici anni, secondo le indagini, sarebbe stata vittima di una spirale di violenze sessuali e ricatti iniziata quando aveva solo dieci anni, con due cugini — di 14 e 18 anni — indagati per i gravissimi reati di violenza sessuale aggravata e revenge porn.

Gli abusi: due anni di ricatti e soprusi

Le indagini condotte dai carabinieri del nucleo operativo di Sulmona hanno portato alla luce un quadro inquietante. Tutto avrebbe avuto origine da un video, girato in occasione del primo abuso, che sarebbe poi diventato il feroce strumento di un ricatto prolungato. I due cugini avrebbero utilizzato le immagini per costringere la bambina a subire altre violenze, minacciando di diffondere il video compromettente sui social.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, gli episodi di abuso si sarebbero ripetuti con cadenza quindicinale. I due giovani si alternavano nei ruoli, uno da violentatore e l’altro da videomaker, per accumulare nuovo materiale e rafforzare così il potere di ricatto sulla vittima.

Un vortice di paura: minacce e revenge porn

La bambina, oggi dodicenne, e i due indagati — appartenenti a famiglie di origine straniera ma nati in Italia — vivono in un contesto che appariva normale agli occhi di chi era all’esterno. All’interno, invece, si propagava un vortice di paura e sofferenza. I due ragazzi, sfruttando la fragilità e la paura della giovane cugina, avrebbero continuato per mesi a perpetrare abusi e a produrre ulteriori video, sempre con la minaccia di pubblicarli in rete, strategia tipica dei casi di revenge porn che negli ultimi anni stanno crescendo anche tra i minori.

La svolta nelle indagini: la denuncia

Solo a luglio è avvenuto il punto di svolta: uno dei video sarebbe finito su una chat WhatsApp frequentata da una quarantina di persone, costringendo la ragazzina, ormai allo stremo, a trovare il coraggio di denunciare tutto ai carabinieri. Grazie a questa denuncia, i militari hanno potuto agire con tempestività e si sono recati nelle abitazioni dei due indagati, eseguendo il sequestro di telefoni cellulari, tablet, computer e memorie digitali, fondamentali per ricostruire la mole di materiale prodotto durante le violenze e verificarne l’eventuale diffusione ad altri utenti.

Indagini in corso e prospettive

Tutto il materiale informatico sarà ora analizzato da un perito, incaricato di recuperare i filmati, i messaggi e le fotografie eventualmente condivise e diffuse tramite la stessa chat WhatsApp o altre piattaforme digitali. Le autorità ipotizzano che il numero degli indagati possa crescere se emergeranno responsabilità legate alla diffusione dei contenuti tra i membri della chat o se vi saranno ulteriori complici.

I due cugini sono attualmente iscritti nel registro degli indagati sia dalla Procura dei Minori dell’Aquila che da quella di Sulmona, con accuse gravissime che prevedono pene severe. Gli investigatori, oltre a ricostruire l’esatta dinamica dei fatti, dovranno verificare il livello di consapevolezza e partecipazione degli altri adolescenti coinvolti nelle chat di gruppo, ambiente in cui la diffusione di immagini senza controllo può rendere ancora più drammatica la posizione delle vittime.

L’impatto sulla comunità e il sostegno alla vittima

Questa vicenda ha suscitato forte sgomento a Sulmona e in tutto il Paese, portando ancora una volta sotto i riflettori il tema della tutela dei minori nell’era digitale e la necessità di strumenti efficaci contro la violenza e il cyberbullismo. La ragazzina, profondamente segnata da anni di abusi, è ora seguita da specialisti per un percorso di recupero psicologico, aiutata a superare il trauma in un ambiente protetto e sicuro.

Il caso mostra come la paura, i ricatti e la vergogna possano tenere intrappolate anche le vittime più giovani, sottolineando l’urgenza di interventi educativi e di prevenzione nelle scuole e nelle famiglie, affinché nessuno si senta mai più solo nel denunciare e nel chiedere aiuto di fronte a tali orrori.

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