29 Oct, 2025 - 15:34

Restrizioni sulle terre rare: il moscerino europeo sfida il dragone cinese

Restrizioni sulle terre rare: il moscerino europeo sfida il dragone cinese

Le tensioni nei settori strategici tra Stati Uniti e Cina hanno assunto una dimensione centrale nel panorama internazionale del 2025, con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Tra questi, le terre rare si sono rivelate una delle questioni più emblematiche di una competizione globale più ampia, che coinvolge anche l'Europa. Il vecchio continente appare sospeso tra un ruolo subordinato e l'ambizione di affermarsi come un polo autonomo nel mondo multipolare che si sta delineando.

Trattative USA-Cina sulle terre rare

Nel mese di ottobre, Washington e Pechino hanno vissuto giorni di tensione seguiti da negoziati serrati, culminati in un accordo preliminare che ha evitato un’ulteriore escalation nella guerra commerciale. L’intesa riguarda dazi e restrizioni sulle esportazioni, comprese le terre rare e i materiali critici per le industrie high-tech.

Pochi giorni prima del negoziato, Pechino aveva annunciato nuove restrizioni sull’esportazione di terre rare e di tecnologie correlate, una mossa che ha inasprito le preoccupazioni dei mercati globali.
In particolare, tra gli altri punti, l’accordo preliminare prevede il rinvio dell’entrata in vigore di nuovi controlli sulle terre rare da parte di Pechino e la sospensione dell’aumento dei dazi americani previsto per novembre.

Mentre si attende il vertice tra Donald Trump e il presidente cinese Xi Jinping, previsto per il 30 ottobre, per siglare un accordo finale, si tratta di un passo sostanziale per calmare le acque, anche se non segnerà una fine immediata della guerra commerciale.

Questa posizione lascia aperta la questione di quanto davvero durerà la “tregua” e quanto sia concreta l’autonomia strategica europea nel contesto di questa dialettica tra superpotenze.

La sfida europea alla dipendenza cinese

La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha posto l’accento sulla vulnerabilità europea derivante dalla dipendenza dalle forniture cinesi di terre rare, risorse essenziali per lo sviluppo tecnologico del vecchio continente. Ha annunciato il piano “ResourceEU”, una strategia per ridurre questa dipendenza.

Von der Leyen ha evidenziato che la dipendenza da Pechino rappresenta un rischio strategico per la sicurezza economica e politica europea.

La dipendenza menzionata rappresenta rischi per i settori cruciali come automotive, difesa, aerospazio e intelligenza artificiale.

L’UE mira a continuare a collaborare con Pechino ma, allo stesso tempo, intende mantenere il controllo stringendo nuove partnership con paesi ricchi di risorse come Australia, Canada, Cile, Groenlandia, Kazakistan, Ucraina e Uzbekistan e diversificando le importazioni.

Bruxelles vuole costruire una strategia autonoma sulle terre rare, cercando un equilibrio tra cooperazione e protezione, avanzando proposte concrete per evitare il rischio di diventare irrilevante, messa all’angolo dalla competizione tra Stati Uniti e Cina.

L’Europa nel nuovo ordine multipolare

In questo scenario, l’Europa si trova alla prova di una duplice sfida geopolitica. Da un lato, la pressione del duello strategico tra Washington e Pechino per il predominio globale; dall’altro, l’aspirazione europea a non restare mero spettatore o pedina subordinata, ma a ritagliarsi un ruolo da protagonista nel mondo multipolare emergente.

Il rischio è quello di rimanere prigioniera delle scelte politiche imposte dalle superpotenze. Allo stesso tempo, cresce la consapevolezza che, per mantenere la propria rilevanza e tutelare i propri interessi, l’Europa debba rafforzare la sua capacità di azione autonoma.

La partita sulle terre rare è emblematica in questo senso: una risorsa al centro degli interessi globali che sintetizza la difficoltà e l’urgenza europea di perseguire una sovranità strategica reale, per provare a essere un polo decisivo nell’architettura geopolitica del 21esimo secolo.

La sfida per Bruxelles sarà creare un equilibrio che consenta al vecchio continente di non perdere terreno in un mondo sempre più multipolare e competitivo.

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