L’Unione Europea deve rafforzare le proprie garanzie di sicurezza attraverso un meccanismo chiaro e operativo relativo alla clausola di difesa reciproca prevista dall’Articolo 42(7) del Trattato di Lisbona, andando oltre la storica dipendenza dall’Articolo 5 della NATO. È questo il forte messaggio lanciato da Andrius Kubilius, Commissario europeo per la Difesa, intervenuto il 17 novembre 2025 alla conferenza “Defending Baltics 2025: War Lessons from Ukraine” a Vilnius.
Il messaggio di Kubilius riflette la crescente preoccupazione del fronte europeo di fronte ad un’eventuale escalation del conflitto con la Russia e la necessità per l’Europa di dimostrare maggiore autonomia e coesione nel proprio sistema di sicurezza collettiva.
L’Unione Europea dispone, fin dal 2009, di una clausola di difesa reciproca analoga a quella della NATO ma la fiducia nei suoi meccanismi appare ancora fragile, soprattutto alla luce dei recenti sviluppi geopolitici.
Si tratta dell’Articolo 42(7) del Trattato di Lisbona. La clausola, su cui si fonda ancora gran parte della sicurezza europea, è tornata al centro dell’attenzione con l’aumento delle tensioni tra Russia ed Europa.
La clausola stabilisce l’obbligo per gli stati membri di intervenire in caso di attacco armato contro uno di questi:
Nel suo intervento, Andrius Kubilius ha evidenziato la necessità di “garanzie multiple” per la sicurezza degli sati membri, sottolineando l’urgenza di definire anche un “meccanismo chiaro” per l’attivazione della clausola.
L’Articolo 42(7) impone un obbligo formale e giuridicamente vincolante agli stati membri dell’UE di prestare assistenza reciproca in caso di aggressione armata, risultando più stringente dell’Articolo 5 della NATO. L’uso del termine “obbligo” implica infatti che uno stato non possa sottrarsi al dovere di supporto.
Tuttavia, alcuni analisti ritengono che la clausola sia politicamente più debole rispetto all’Articolo 5, poiché mancano strumenti specifici. Ogni paese può decidere la forma dell’assistenza, che può includere non solo interventi militari ma anche aiuti umanitari o supporto logistico.
La norma offre comunque un quadro giuridico essenziale per costruire una difesa europea autonoma e multilivello, alimentando il dibattito tra chi la considera la base per una futura autonomia strategica dell’UE e chi, invece, ne mette in evidenza i limiti attuali rispetto alla protezione garantita dall’Alleanza Atlantica.
Secondo i media ucraini, Andrius Kubilius ha inoltre dichiarato che il presidente russo, Vladimir Putin, potrebbe ordinare un attacco contro uno degli stati membri della NATO entro i prossimi 2-4 anni. L’ex primo ministro lituano ha indicato in particolare gli stati baltici come uno degli obiettivi più probabili.
Kubilius ha sottolineato l’urgenza per l’UE e la NATO di rafforzare la protezione dei paesi baltici e di trarre insegnamenti dall’esperienza ucraina, citando anche le valutazioni dei servizi di intelligence di vari Paesi, tra cui Danimarca, Finlandia, Germania, Paesi Bassi e quelli della regione baltica.
Le sue parole richiamano le recenti dichiarazioni del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, secondo cui la Russia si starebbe preparando ad una grande guerra in Europa entro il 2030.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.
I campi obbligatori sono contrassegnati con *