Scena tratta dal film Tornare[/caption]
A guidare Alice tra i ricordi che pian piano riaffiorano dai meandri della mente, c’è una versione di se stessa diciottenne e poi bambina, testimone di quel tempo che fu. Il risultato è un dialogo introspettivo tra l’io passato e l’io presente, vicini ma distanti, riuniti per inscenare un confronto psicologico da cui emerge la vera fisionomia familiare degli anni della sua giovinezza. Un padre autoritario, rigido e anaffettivo, una madre passiva e assente, eclissata da una perenne emicrania, una ragazza desiderosa di leggerezza che vive gli eventi in maniera spensierata e a volte irresponsabile, alla spasmodica ricerca di una libertà negata. Libertà, però, che sembra esserle costata cara. Un trauma profondo si annida tra le pagine degli album di fotografie, tra i mobili antichi, oggetti del passato racchiusi nella villa decadente. Cosa è accaduto in un giorno di maggio del 1967, il giorno che ha stravolto irreversibilmente la sua vita e di cui non ha più memoria.
Cristina Comencini immagina la mente asserragliata da un vissuto doloroso, come persa in un grande labirinto. L’intricata rete di corridoi, tunnel e grotte al di sotto della casa a strapiombo sul golfo, sono lo scenario naturale dove prendono corpo le proiezioni della protagonista. Napoli, dal canto suo, diventa una città spoglia di riferimenti temporali, fumosa ed evanescente come lo stesso ricordo che segretamente custodisce.
Non c’è passato, non c’è presente, non c’è futuro. Il tempo è solo un modo per misurare il cambiamento recita una frase di Carlo Rovelli impressa su fondo nero dei fotogrammi di apertura. Il cambiamento vissuto da Alice è stato profondo e ora rivive con timore la leggerezza dei diciotto anni e la spontaneità infantile ormai perdute. Era davvero lecito divertirsi nel mondo machista e repressivo che ha caratterizzato gli anni della sua adolescenza? Il viaggio attraverso il ricordo diventa riscoperta di sé, per capire chi è realmente e, soprattutto, chi vuole essere.
Il thriller, emotivamente impattante grazie alla scelta di rappresentare il confronto tra le tre età della fragile Alice, in mancanza del non detto perde però incisività e gran parte del suo appeal. In Tornare, a spezzare il delicato equilibrio di una storia con le carte in regola sono proprio le incompatibili scelte registiche. La Comencini non lascia spazio al dubbio, esplicitando ogni passaggio narrativo e sottolineandone verbosamente la simbologia. Satura la scena di oggetti e riferimenti dai rimandi più che evidenti, dal nome della protagonista alla matrioska. I personaggi, che si triplicano nelle diverse proiezioni temporali di se stessi, devono confrontasi con una narrazione opprimente che li spinge a reagire agli eventi in maniera plateale e forzata, in ritardo rispetto allo spettatore che ha già largamente immaginato ciò che sarà. Il tono romantico ed evocativo di un racconto in cui presente e passato interagiscono con complementarità, ne risulta così irrimediabilmente compromesso.
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