Dopo il debutto americano in poche sale selezionate, Cherry è ora disponibile su Apple TV+. Ambientato in Ohio - i registi italoamericani sono originari di Cleveland e conoscono personalmente Walker, uscito di prigione nel 2019 dopo undici anni e un libro scritto in carcere - le riprese si svolgono in California solo per questioni di budget. Tom Holland è il tipico ragazzo da college americano, forse un po’ troppo timido, chiuso in se stesso. Qualcosa in lui cambia quando incontra Emily, un’ottima Ciara Bravo. I due si innamorano perdutamente, lei è attratta dalla sua sensibilità ma sarà proprio questa a rompere l’idillio. Quando gli annuncia improvvisamente di volersi trasferire a Montreal per studiare, l'esistenza del nostro Holland va in frantumi e preso da un attacco di disperazione decide di arruolarsi come soccorritore. Rientrata la crisi di coppia il dado è tratto, dopo un matrimonio lampo il suo gesto sconsiderato lo condanna a partire per l’Iraq. Due anni difficili lasceranno ferite indelebili. Una volta tornato a casa sano e salvo, piani e progetti per il futuro che avevano tenuto in vita il loro amore non andranno proprio come previsto. Per affrontare le conseguenze della sua avventura al fronte diventerà dipendente dai farmaci e poi dalle droghe, trascinando nel baratro anche l’amata Emily.
Cherry (soprannome di chi ancora non ha partecipato ad azioni belliche) è quantomai necessario nel suo nobile intento di far luce sul problema dei disturbi mentali, della mancanza, ancora oggi, di una valida rete sociale a supporto dei reduci e soprattutto della necessità di un’educazione all’uso dei farmaci. Proprio durante la pandemia, infatti, il consumo di oppioidi negli Stati Uniti ha segnato nuovi record. La critica USA loda la performance della co-protagonista Bravo e di Holland, che si stacca - anche se solo per poco - dallo Spiderman di Peter Parker, ma boccia il film per la ricerca ossessiva di realismo. Cherry è la cruda rappresentazione di una generazione Z fragile e abbandonata alla crisi sociale, un ritratto tanto amaro dell’America post 11 settembre da risultare quasi artificioso, venendo meno, più di una volta, anche a quel autoimposto realismo estremo.
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