Taglio perequazione pensioni 2023. L’addio all’attuale schema di rivalutazione a tre scaglioni delle pensioni ha effetti molto concreti sugli assegni: premia quelli più bassi, mantiene la rivalutazione piena per quelli fino a quattro volte il minimo, ma taglia progressivamente ed inesorabilmente gli adeguamenti per gli assegni che superano la soglia dei 2.626 euro lordi. Per fare un esempio, un assegno da 3.150 euro lordi al mese, ad esempio, sarà rivalutato di 121,8 euro e non più di 126 euro (con lo schema in vigore nel 2022 sarebbero stati 172 euro). Per un trattamento da 5.250 euro lordi al mese l'adeguamento sarà di 141,8 euro mensili e non più di 153 (con lo schema ora in vigore sarebbero stati 287 euro).
La rivalutazione dovuta all’inflazione avverrà per intero solo per gli assegni fino a 2.254,96 euro con un tasso di riallineamento (ovvero un aumento) del 7,3%. Per gli importi superiori a 2.254,96 euro, viceversa, intervengono altre 5 fasce con un tasso di rivalutazione più basso, cha va dall’85% al 32% del 7,3% via via che l’assegno aumenta.
Il trattamento minimo di pensione per i dipendenti ed i lavoratori autonomi nell’anno 2023 è pari a: 563,74 euro (7.328,62 euro annui).
Sempre con gli emendamenti del governo alla manovra viene rafforzata la rivalutazione delle minime per gli over 75 ma per il solo 2023. Questi trattamenti beneficeranno di una rivalutazione aggiuntiva del 6,4%, invece del previsto 1,5%, oltre alla prevista indicizzazione del 7,3%. Con il risultato di far lievitare l'importo mensile della pensione fino a 597,3 euro mensili. Gli altri trattamenti al minimo saliranno nel 2023 a 570 euro, come già indicato dal governo.
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