Citando le parole del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Roberto Calderoli ha voluto inaugurare la conferenza stampa dopo il via libera all’unanimità ottenuto in Consiglio dei ministri dal disegno di legge sull'Autonomia differenziata.
Un via libera, quello ottenuto in CdM, che rappresenta il primo passo verso l’autonomia differenziata promessa dalla maggioranza. Il presidente del Consiglio ribadisce
Nel frattempo, il leader della Lega Matteo Salvini esulta, facendo trapelare un messaggio inviato ai gruppi sulla ennesima promessa mantenuta, le opposizioni preannunciano le barricate.
Dal Pd, Stefano Bonaccini parla di "bozza irricevibile" e annuncia una "mobilitazione". Elly Schlein invece è caustica, definendo il dl Calderoli una sberla di Meloni a tutto il sud Italia. Mentre il leader M5s Giuseppe Conte accusa la premier di aver "svenduto" l'Unità nazionale per le regionali in Lombardia, in virtù di un dazio pagato a Matteo Salvini per mantenerlo in maggioranza. Possibilista invece il governatore della Toscana Eugenio Giani, che elogia il principio della riforma, ma invita a rivedere il disegno di legge, vittima di un radicalismo delle posizioni dovuto all’approssimarsi delle elezioni in Lombardia e rende assolutamente inadeguata la proposta che viene fatta. Critica, dal Terzo Polo, anche Mariastella Gelmini: "L'entusiasmo della Lega sul ddl Calderoli approvato oggi in Cdm certifica soltanto che al partito di Salvini hanno concesso di piantare una bandierina elettorale alla vigilia del voto in Lombardia - sostiene l'ex ministra -. Uno spot che non conclude nulla. Per Lep – i livelli essenziali di prestazioni - e intese ci vorranno anni". Barricate non solo in aula, ma anche fuori. Le sigle sindacali annunciano proteste e scioperi: per il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari "delegare e riconoscere alle Regioni la competenza esclusiva sulle materie di rilevanza strategica (a partire da politiche energetiche, infrastrutture, trasporti) rappresenterebbe la rinuncia ad un governo nazionale e unitario delle politiche economiche, industriali e di sviluppo del Paese".
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