Si attendeva l’intervento di Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea (Bce), per commentare i dati dell’inflazione di febbraio nell’Eurozona. Il fatto che la decrescita sia stata particolarmente debole, oltre ai dati scarsamente ottimistici sull’aumento dei beni di prima necessità, conferma l’aumento dei tassi d’interesse per il mese di marzo e proietta una nuova stretta sulla politica monetaria internazionale.
La leader di Strasburgo ha parlato di aumento probabile di 50 punti base come risultato dell’ultima riunione. Si tratterà di quarto rialzo negli ultimi sei mesi. La decisione dovrebbe essere ratificata il prossimo 16 marzo.
Ricapitolando brevemente i dati, a febbraio l’inflazione nell’Ue è stata pari all’8,5% (-0,1% su gennaio), in Italia al 9,2% (-0,8% su base mensile).
Dunque, il ragionamento condiviso da Christine Lagarde è il seguente: c’è particolare fiducia sul fatto che l’inflazione scenderà nel corso del 2023, tuttavia non con la velocità che la Bce si aspetta per raggiungere il suo target ottimale fissato al 2%.
Il calo dell'inflazione complessiva a febbraio è dovuto in gran parte al calo dei prezzi dell'energia. Il gas in particolare è scambiato a poco meno di 45 euro/MWh alla borsa di Amsterdam, confermando un trend assolutamente distante dai valori toccati dall’inizio del conflitto a oggi.
Ottimismo, che consentirà all’economia continentale di riprendere il viaggio post-covid frenato dagli impatti della guerra in Ucraina, ma anche incertezza: e la sensazione che filtra è che nei ragionamenti macroeconomici sarà sempre la prudenza a prevalere.
Secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), l'Eurozona crescerà dello 0,7% quest'anno, un dato che però è stato gradualmente ritoccato al rialzo dopo le stime iniziali che paventavano il rischio recessione.