Dall'alto dei campanili delle chiese suonano per annunciare la celebrazione della messa o altre funzioni religiose, animando con i loro rintocchi la vita cittadina e di paese: le campane, che da sempre fanno parte del nostro immaginario collettivo e che da tutti sono associate specialmente alla domenica, si fermano solo in determinati giorni dell'anno. In queste occasioni si dice che sono "legate" e che poi si "sciolgono". Quando? A Pasqua. Ecco le origini e il significato della tradizione, tra le più importanti e sentite dell'intero anno liturgico cattolico.
Le campane, insieme alla croce, l'ulivo e la colomba, sono tra i simboli più importanti della religione cattolica relativi alle festività di Pasqua. Simboleggiano infatti la gioia con cui i cristiani celebrano la resurrezione di Gesù. Ecco perché, il venerdì immediatamente precedente, il Venerdì Santo - giorno in cui si ricorda la crocifissione di Cristo - e quello successivo, non suonano, per poi "sciogliersi" la Domenica, suonando motivi allegri e festanti. Ma perché si dice che a Pasqua "si sciolgono le campane"? Si tratta di un retaggio storico: in passato, per evitare che le campane non emettessero alcun suono, neanche qualora fosse il vento a farle oscillare, venivano legate le une alle altre e si scioglievano, appunto, solo nel giorno di Pasqua, per comunicare la resurrezione di Gesù.
Se il Giovedì Santo le celebrazioni della Settimana Santa entrano nel vivo con la Messa in Coena Domini e la lavanda dei piedi, il Venerdì, nella religione cattolica, si accoglie con dolore e penitenza la Passione e morte di Gesù, con la sua crocifissione. Per questo il Sabato Santo, facendo seguito alla sepoltura di Cristo, è generalmente il giorno del raccoglimento, del silenzio e della meditazione, prima della gioia della Domenica di Pasqua con l'annuncio della resurrezione. Si tratta di un giorno a-liturgico, cioè privo di celebrazioni, fatta eccezione per la preghiera dell'Ufficio delle letture e delle Lodi, e in cui le campane, come accade nel Venerdì Santo, non suonano.
Il silenzio è parte attiva del rito e, oltre a manifestare un sentimento di lutto, è anche l'espressione di una grande trepidazione e attesa per la Pasqua. Così se ne parla nella lettera circolare della Congregazione per il culto relativamente alle feste pasquali:
Si tratta di una sorta di "tempo sospeso", nell'attesa della venuta del Cristo. Anticamente il silenzio durava fino alle 10-11 del mattino del Sabato: dopodiché le campane si scioglievano. Tuttavia, questa tradizione durò fino agli anni Cinquanta del XX secolo; poi, con la riforma liturgica Conciliare, si decise di tornare alle origini e di destinare l'intera giornata al silenzio. Le campane suonano quindi solo verso la mezzanotte, al termine della Veglia Pasquale.
Tradizionalmente, la Veglia Pasquale, prevista in buona parte delle chiese e cattedrali italiane, farebbe già parte della Domenica di Pasqua: ecco perché si celebra solitamente nella notte tra sabato e domenica o, comunque, dopo il tramonto di sabato. La messa è una delle più lunghe dell'anno liturgico cattolico, perché include una serie di riti - tra i quali la benedizione del fuoco, del "cero pasquale" e dell'acqua battesimale - che devono essere eseguiti obbligatoriamente, oltre a prevedere numerose letture. Di solito inizia attorno alle 22, in modo che, al termine delle due ore di celebrazione, verso mezzanotte, le campane possano suonare a festa, annunciando la Domenica e la resurrezione.