Il Presidente americano Joe Biden ha parlato al Parlamento d’Irlanda dopo aver incontrato il suo omologo Michael Higgins a Dublino. Si tratta di un viaggio simbolico per il capo della Casa Bianca, dal momento che i suoi antenati emigrarono in America proprio dalle coste irlandesi.
La visita di Biden nella Repubblica d'Irlanda arriva dopo il suo viaggio nella vicina Irlanda del Nord, ed è propedeutica alla celebrazione dei 25 anni dalla firma dell'Accordo del Venerdì Santo, una svolta che ha posto fine a decenni di violenza tra Dublino, Londra e Belfast.
Il leader di Washington non ha mai nascosto le sue origini, come dimostra l’invito del mese scorso al Primo Ministro irlandese Leo Eric Varadkar per il giorno di San Patrizio. Biden è l'ottavo presidente degli Stati Uniti in carica a visitare l'Irlanda, il secondo con origini locali dopo il compianto Kennedy. Insieme a lui viaggiano sia la sorella Valerie che il figlio Hunter.
Biden questa mattina ha definito un onore tornare nella casa dei propri antenati in Irlanda. Numerose le citazioni che il presidente statunitense ha compiuto omaggiando la memoria dei suoi avi nei confronti del presidente irlandese Higgins, a cui ha dedicato una lettera personalmente redatta.
Da un punto di vista cronologico, l’approdo di Biden in Europa arriva in un momento abbastanza caldo nei rapporti diplomatici tra le varie componenti anglosassoni. I negoziati della Brexit, che possiamo considerare ormai conclusi, hanno creato dissapori di carattere politico e commerciale. Gli unionisti nordirlandesi si rifiutano infatti di prendere parte a un governo di condivisione nonostante gli accordi economici siglati un mese fa tra l’Inghilterra e l’Unione Europea.
Nella giornata odierna il capo della Casa Bianca si recherà nella Contea di Mayo, dove il suo trisnonno nacque nel 1840. Stando alle comunicazioni ufficiali date dal suo staff, qui visiterà un santuario e un centro genealogico prima di pronunciare un discorso nella cattedrale di Dublino.
L'Accordo del Venerdì Santo, denominato Accordo di Belfast, è una coppia di trattati firmati il 10 aprile 1998 con cui si conclusero le tensioni nazionaliste in Irlanda del Nord che duravano sin dagli anni Sessanta. La sua sintesi è costituita dall'accordo multipartitico tra la maggior parte dei partiti politici nordirlandesi e dall'Accordo parallelo tra i governi britannico e irlandese, da cui è attualmente costituito il governo locale.
Sotto il profilo normativo, l'accordo ha ripristinato l'autogoverno dell'Irlanda del Nord sulla base del principio della "condivisione del potere" e del principio del consenso. Tra le condizioni poste figurano l'impegno a rispettare i diritti civili e politici, la parità culturale, la riforma della polizia, il disarmo dei paramilitari e il rilascio anticipato dei prigionieri paramilitari, seguito dalla smilitarizzazione. In questo modo, l’Irlanda del Nord può gestire in autonomia le questioni relative a sovranità, governance, discriminazione, gruppi militari e paramilitari, giustizia e polizia.
L'accordo è stato ufficialmente ratificato in due referendum tenutisi il 22 maggio 1998, ed è entrato in vigore a fine 1999.