In arrivo la settimana chiave sul tema relativo alla proroga delle concessioni balneari in Italia. Si attende infatti per giovedì la sentenza da parte della Corte di Giustizia Ue chiamata a esprimersi sulla decisione emessa dal Consiglio di Stato e dal Tar. Le prospettive sono estremamente negative, poiché Bruxelles chiede all'Italia di allinearsi alla direttiva Bolkestein, che regolamenta le concessioni demaniali. Potrebbe arrivare una multa piuttosto salata insieme a un deferimento.
Tuttavia l'esito potrebbe essere ribaltato, nonostante ci sia già un parere espresso nel 2016. I giudici del Lussemburgo stanno infatti esaminando dei principi giuridici inediti per valutare l'applicabilità della riforma sulle concessioni. Fonti di Palazzo Chigi hanno confermato che l'Italia è già pronta ad adeguarsi, per approvare il nuovo testo in tempi rapidi, ma c'è totale divergenza di vedute sia tra gli alleati che all'interno di Fratelli d'Italia.
Sulla questione sta lavorando il ministro Fitto, ma l'ultimatum in arrivo dall'Ue è chiaro: la questione va risolta in tempi brevi, quantificati in due mesi. Da Roma sono sempre arrivate parole rassicuranti, ora però trapela un certo fastidio dagli organi istituzionali continentali.
Le associazioni di categoria, a cominciare dal Sib Confcommercio, chiedono la proroga delle attuali concessioni demaniali, marittime, fluviali e lacuali, ad uso turistico e ricreativo, la cui scadenza è fissata al 31 dicembre 2023.
Qualche settimana fa il ministro del Turismo, Daniela Santanché, aveva difeso l'operato del collega:
Il ministro delle Infrastrutture e leader della Lega Matteo Salvini, dalla Versilia, scende in campo a sostegno del settore:
C'è poi la questione degli indennizzi per chi invece vorrà ritirare la sua concessione. E anche il nodo mappatura avrà bisogno forse di un tavolo tecnico proprio per individuare questi "buchi". Decisamente più critico il parere dell'opposizione. Riccardo Magi, segretario di +Europa, attacca:
La Direttiva Bolkestein, è una direttiva dell'Unione Europea relativa ai servizi nel mercato europeo comune, presentata dalla Commissione europea nel febbraio 2004, approvata ed emanata nel 2006. Prende il nome di Frits Bolkestein, allora commissario europeo per il mercato interno. A causa della sua vasta portata, venne inizialmente bocciato e dunque riscritto da cima a fondo.
Il nuovo testo distingue l'accesso ai mercati europei, che deve essere il più possibile libero e de-regolamentato. La direttiva Bolkestein ha come obiettivo di facilitare la circolazione di servizi all'interno dell'Unione europea, perché essi rappresentano il 70% dell'occupazione in Europa, e la loro liberalizzazione, a detta di numerosi economisti, aumenterebbe l'occupazione e il PIL dell'Unione europea.
Il principio del paese di origine è stato subito molto contestato e ha destato vive preoccupazioni: i suoi oppositori sostengono che possa causare del dumping sociale, ovvero stimolare una corsa al ribasso per quanto riguarda le tutele sociali, i diritti dei lavoratori e il livello delle retribuzioni.