Sommozzatori e inquirenti continuano, pezzo per pezzo, a comporre il tragico puzzle del Titan, il sommergibile scomparso dai radar due settimane fa e ritrovato, imploso, sul fondo dell'oceano: dopo giorni di ricerca, ora sono stati trovati dei resti umani nei pressi dei detriti.
Le spoglie dovrebbero appartenere alle cinque persone che erano a bordo del sommergibile targato OceanGate, appassionati di fondali e calatisi nelle profondità dell'Atlantico per osservare da vicino il relitto del Titanic. Prima di qualsiasi identificazione, però, la Guardia Costiera fa sapere che i resti saranno portati in superficie e analizzati.
La tragica vicenda del sottomarino Titan ha tenuto il mondo incollato agli schermi dei notiziari per lunghi giorni. La speranza era quella che i sistemi di segnaletica potessero aver avuto un guasto e che il sottomarino stesse viaggiando chissà dove intatto, in attesa di poter riemergere.
Ma con il passare delle ore e con il calare del livello di ossigeno disponibile nell'abitacolo del sommergibile, le speranze si sono lentamente spente. Poi, il ritrovamento dei resti e l'ipotesi implosione che diventa sempre più tangibile: il Titan si è accartocciato su se stesso, sconfitto dall'enorme pressione del fondo dell'Oceano.
Il cofondatore di OceanGate, Guillermo Söhnlein, ha spiegato che l'implosione deve essersi verificata istantaneamente, non appena il Titan si è inabissato. Questo perché, secondo quanto spiegato da Söhnlein, «quando si opera in profondità la pressione è così grande su qualsiasi sottomarino che se si verifica un guasto si verificherebbe un'implosione istantanea».
Söhnlein aveva fondato la compagnia OceanGate, poi abbandonata una decina di anni fa, insieme all'amico Stockton Rush, che ha perso la vita nel Titan. Queste le sue parole alla BBC:
Quando ormai era chiaro che il Titan non poteva aver lasciato superstiti, la compagnia OceanGate ha ricordato con una nota i cinque esploratori del mare che hanno perso la vita vicino al Titanic.
«Ora crediamo che il nostro Ceo Stockton Rush, Shahzada Dawood e suo figlio Suleman Dawood, Hamish Harding e Paul-Henri Nargeolet, siano purtroppo morti», così iniziava la nota della compagnia, che proseguiva:
C'è ancora molto da chiarire su questa faccenda che non avrà certo termine dopo il ritrovamento degli ultimi reperti in fondo all'oceano.