È proseguita fino oltre l'una di notte, a Bruxelles, la ricerca di un accordo sui migranti durante il Consiglio Ue. Alla fine i Ventisette non sono riusciti a giungere alla conclusione del dibattito: l'opposizione di Polonia e Ungheria ha costretto a rimandare a oggi, venerdì 30 giugno, le conclusioni.
Discorso diverso su Ucraina, sicurezza e difesa, temi sui quali i leader hanno stabilito più facilmente una linea comune. Sul dossier migranti è tutto rimandato ad oggi, dunque: i lavori riprenderanno a partire dalle 9.30, con all'ordine del giorno il punto su economia e rapporti con la Cina.
Tra i più fermi sulle loro posizioni, lo dicevamo, la Polonia: Varsavia "non accetterà alcun meccanismo obbligatorio per ricollocare i migranti". Una "linea rossa, segnalata molto chiaramente dal primo ministro" Mateusz Morawiecki. Lo riferisce il delegato polacco per l'Ue Szymon Szynkowski Vel Sek, presente in Belgio.
Secondo quanto si apprende, l'opposizione di Polonia e Ungheria riguarda Patto siglato dai ministri dell'Interno l'8 giugno scorso. Nel mirino dei due Paesi c'è il cosiddetto principio della solidarietà obbligatoria. Il premier polacco Morawiecki chiede che sulle migrazioni si legiferi all'unanimità.
Il principio di solidarietà obbligatoria può essere espletato in tre diverse maniere: attraverso ricollocamenti, fornendo assistenza tecnica al Paese in difficoltà oppure con contributi finanziari per ogni migrante. In quest'ultimo caso, per ogni migrante il Consiglio ha identificato una somma da corrispondere di 20mila euro.
Sullo stop agli accordi per la posizione di Polonia e Ungheria minimizza il premier olandese Mark Rutte.
Oltre il tema migranti, la giornata di ieri è stata importante per i Ventisette nel formulare alcune conclusioni su temi caldi quali sicurezza e difesa.
Tra gli accordi più significativi, il Consiglio Europeo "ricorda la necessità di rafforzare la base tecnologica e industriale del settore europeo della difesa e di renderlo più innovativo, competitivo e resiliente". Previsto inoltre "un aumento significativo della capacità strategica a lungo termine dell'Europa di assumersi maggiori responsabilità per la propria difesa".