Pensioni ai dipendenti statali del 2024, arrivano tre ritocchi per rendere meno penalizzante l'articolo 33 della bozza della legge di Bilancio che stabilisce tagli per le uscite a partire dal prossimo anno. A rischio gli assegni dei medici e degli infermieri per la sanità, degli ufficiali giudiziari, dei dipendenti degli enti locali e dei maestri. Tutti, in base a quanto dispone l'articolo 33 della nuova legge di Bilancio, avrebbero penalizzazioni dall'aumento dell'aliquota di rendimento sulla quota retributiva per i contributi versati negli anni tra il 1981 e il 1995.
Partiti di opposizione (Pd e M5S) e sindacati rimangono sul piede di guerra contro questa norma. Medici e infermieri confermano lo sciopero del 5 dicembre prossimo. Qualche allentamento sui tagli si scorge con nuove ipotesi di modifica della norma. Ma è indispensabile rientrare tra i soggetti fortunati.
Fa discutere l'articolo 9 della bozza della legge di Bilancio 2024 che prevede, a partire dal prossimo anno, penalizzazioni sull'importo di pensione per i circa 31.500 lavoratori stimati in uscita a partire dal 1° gennaio prossimo. Si tratta dei tagli previsti per medici e infermieri, maestri e dipendenti degli enti locali, nonché degli ufficiali giudiziari. Per tutti, l'aumento dell'aliquota di rendimento sui contributi versati nel periodo retributivo comporterebbe un ribasso - anche evidente - del futuro assegno di pensione.
Interessati al taglio delle pensioni sono i lavoratori che versano alla Cassa per le pensioni ai dipendenti degli enti locali (Cpdel), alla Cassa per le pensioni dei sanitari (Cos), alla Cassa per le pensioni degli ufficiali giudiziari, degli aiutanti ufficiali giudiziari e dei coadiutori (Cpug) e alla Cassa per le pensi degli insegnanti di asilo e delle scuole elementari parificate (Cpi).
Tre sono in particolare i ritocchi sui quali i tecnici del governo e dei ministeri coinvolti (dell'Economia e delle Finanze, del Lavoro e Politiche sociali e della Sanità) stanno lavorando. Già annunciata nei giorni scorsi l'esenzione per i dipendenti che usciranno con la pensione di vecchiaia, di norma all'età di 67 anni. A essere colpiti saranno, dunque, saranno i dipendenti statali in uscita dal lavoro con una delle formule di pensione anticipata. A tal proposito, c'è un primo importante chiarimento: saranno colpiti tutti i meccanismi di pensione anticipata - quindi anche i canali delle quote, di opzione donna e dell'Ape sociale - e non solo l'uscita con i soli contributi (42 anni e 10 mesi per gli uomini o 41 anni e 10 mesi per le donne).
Su questa precisazione c'è anche il secondo allentamento dei tagli: saranno risparmiate le formule che prevedano la maturazione dei requisiti entro il 31 dicembre 2023. Ad esempio, i tagli non si applicherebbero alle lavoratrici in uscita con l'opzione donna, meccanismo che prevede la maturazione dei requisiti anagrafici e contributivi alla fine dell'anno precedente quello di pensionamento effettivo.
Un'attenuazione potrà aversi anche per i medici e gli infermieri che saranno soggetti a un meccanismo più graduale di penalizzazioni, via via più leggere più ci si avvicini all'età della pensione di vecchiaia. Uscire a 63 anni, in altre parole, sarà più penalizzante per un lavoratore del comparto della sanità rispetto all'uscita a 65 o 66 anni.
Le correzioni dovranno essere inserite dal governo in un maxiemendamento al disegno di legge di Bilancio, attualmente in esame al Senato. Grazie alle decurtazioni dell'articolo 9, il governo stima risparmi sulla spesa previdenziale progressivamente in aumento. Nel 2024 i risparmi sarebbero di 11,5 milioni di euro, fino ad arrivare a 2,3 miliardi di euro nel 2043, anno nel quale la norma avrà tagliato la pensione di oltre 730mila dipendenti statali.