Erano da poco passate le 19 del 23 dicembre 1984 quando, nella Grande Galleria dell’Appennino, si verificava la strage del treno Rapido 904, nota anche come strage di Natale. Un convoglio, proveniente da Napoli e diretto a Milano, fu bersaglio di un attentato che replicava quello neofascista avvenuto nel 1964 ai danni del treno Italicus. Le vittime furono diverse e per risolvere il caso fu subito istituita un’apposita commissione.
Nel fine settimana prima delle feste natalizie, sul treno trainato dal locomotore E.444.030, viaggiavano centinaia di persone, di ritorno verso casa. Erano le 19:08 e il convoglio, mentre procedeva ed era in transito, fu dilaniato da un'esplosione violentissima che si verificò all'interno della Grande galleria dell'Appennino.
La strage del treno Rapido 904 si verificò per la detonazione di una carica di esplosivo radiocomandata posta su una griglia portabagagli nella carrozza di seconda classe numero 9, esattamente al centro del convoglio. Qualcuno aveva collocato l'ordigno durante la sosta presso la stazione di Firenze Santa Maria Novella.
Venne fatto esplodere nel tunnel per massimizzare gli effetti dello scoppio. Il macchinista attivò subito il freno di emergenza, ma ormai la strage si era verificata. Un controllore scese dal mezzo e utilizzò il telefono di servizio presente in galleria per chiamare i soccorsi.
L’Italia intera fu sconvolta dalla notizia. L’allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi disse che gli attentatori avevano voluto sporcare di sangue quel Natale. Sandro Pertini invece, Presidente della Repubblica, ricordò, nel discorso di fine anno alla Nazione, che c'erano state 5 stragi e che i responsabili non erano ancora stati assicurati alla giustizia.
A perdere la vita quel giorno furono 15 persone, tra uomini, donne e bambini. Un signore di 50 anni morì per le ferite riportate successivamente. In totale dunque le vittime di questa strage furono 16. Ecco i loro nomi.
I feriti furono oltre 200.
Venne subito attivato un piano di emergenza che prevedeva le misure predisposte dopo la strage del 2 agosto 1980 a Bologna. Non fu affatto facile anche perché i soccorritori e le stesse persone presenti su quel treno dovettero affrontare condizioni meteorologiche dure, date dal grande freddo e dall'abbondante neve presente in quel periodo.
Subito si aprirono le indagini che seguirono diverse piste. Ci furono processi su processi e alla fine si decretò che la responsabilità di questa strage di Natale fu da iscriversi alla mafia siciliana. In particolare alla nota organizzazione criminale Cosa nostra. C’è però da precisare che punti di domanda e i dubbi ci sono ancora oggi.
Al di là delle motivazioni specifiche, gli esperti hanno ritenuto successivamente che questo attentato sembra aver preannunciato la stagione successiva che vide eventi come la strage di Capaci, la strage di via D'Amelio e gli attentati dell'estate del 1993.
Il 25 febbraio 1989 la Corte d'Assise di Firenze condannò all'ergastolo diversi imputati legati al noto clan camorristico Misso. Altri furono arrestati per il reato di banda armata. Nel secondo grado alcune condanne vennero confermate mentre altre ridotte. Il 24 novembre 1992 la Cassazione confermò la sentenza riconoscendo la matrice terroristico-mafiosa dell'attentato.
Nel 2011 la Direzione distrettuale antimafia di Napoli emise un'ordinanza di custodia cautelare per il boss Salvatore Riina. Era considerato il mandante della strage. Il processo che si aprì entrò nella grande azione contro Cosa nostra. Nel 2015 però Riina fu assolto per mancanza di prove.