27 Dec, 2023 - 19:05

Cosa sono i Black Hornet, i nuovi mini droni in dotazione all'esercito Ucraino

Cosa sono i Black Hornet, i nuovi mini droni in dotazione all'esercito Ucraino

Cosa sono i Black Hornet? L’Ucraina avrà uno strumento in più nella difesa del proprio territorio dall’invasione da parte della Russia.

I Black Hornet sono infatti mini droni militari fabbricati negli Stati Uniti.

Si tratta di dispositivi all’avanguardia e capaci di operare con azioni di controllo del territorio e di spionaggio nei confronti dell’esercito nemico.

Cosa sono i Black Hornet: caratteristiche di questi mini droni

Questi mini droni hanno dimensioni piccolissime e arrivano a pesare solamente 60 grammi. Facilmente trasportabili, possono atterrare agevolmente anche sul palmo aperto di una mano. Sono poi estremamente silenziosi per non essere percepiti nelle operazioni di spionaggio.

Generalmente possono arrivare ad una distanza inferiore a dieci metri dall’obiettivo senza essere scoperti.

La nomenclatura completa di questi dispositivi è Black Hornet Personal Reconnaissance System. Sono fabbricati da Teledyne FLIR Defense, azienda americana specializzata nel settore delle telecamere e dei sensori che da anni collabora nel rifornire il Governo statunitense.

Essendo dispositivi militari tattici e di spionaggio, l’azienda costruttrice impone il massimo riserbo sulle specifiche capacità tecniche.

L’unico commento da parte del vicepresidente Dave Viens è che questi mini droni sono molto efficaci nelle operazioni di ricognizioni militari.

Evoluzione e successo del progetto Black Hornet

Il progetto dei droni Black Hornets risale ai primi anni 2000. La paternità del brevetto è da attribuire allo scienziato norvegese Petter Murren che ha ideato il sistema di stabilità in volo di questi piccoli dispositivi. Nel 2009, la prima produzione è quindi affidata alla neonata Prox Dynamics, con sede ad Oslo.

Due anni più tardi l’esercito inglese adopera questi dispositivi, all’epoca chiamati Personal Drone 100, nelle operazioni militari in Afghanistan.

Per questa prima versione, i droni erano ancora vulnerabili al vento forte e riuscivano a coprire una distanza di volo pari a metà della massima possibile oggi. La capacità di controllo da remoto era poi circoscritta ad appena un chilometro e le acquisizioni video erano a risoluzione ridotta.

Nonostante le limitazioni, la prima applicazione sul campo si rivelò comunque un successo. Le azioni dei droni hanno permesso di salvare diverse vite umane oltre a garantire un maggior livello di controllo sul territorio.

Ciò ha permesso l’espansione del progetto con la collaborazione con diversi altre nazioni straniere compreso il governo statunitense. Lo sviluppo tecnologico è confluito, nel corso del 2016, nell’acquisto della Prox Dynamics da parte dell’azienda FLIR.

Nel 2021 quest’ultima è stata assorbita da Teledyne Technologies, con il progetto che passa ufficialmente ad esclusiva delle operazioni militari statunitensi.

Le migliorie tecniche della versione attuale

A differenza dei tradizionali droni quadricotteri, i Black Hornet sono più simili a degli elicotteri in miniatura.

Le ridotte dimensioni conferiscono maggiore stabilità al velivolo oltre ad una durevole autonomia durante il volo. I droni comuni infatti dispongono di quattro eliche, ognuna alle estremità del dispositivo.

Il Black Hornet ha invece la struttura di un elicottero con l’elica centrale a generare la propulsione di volo.

Tuttavia questa tecnologia risulta particolarmente difficoltosa in fase di produzione e aumenta di conseguenza i costi. Ognuno dei Black Hornet ha il valore di circa 20 mila dollari.

La stabilità rispetto le forti folate di vento è stata migliorata aumentando il peso da 16 a circa 60 grammi, riuscendo comunque a raggiungere velocità di 35 km/h. La qualità dei video è poi potenziata da una telecamera diurna da 12 megapixel che può essere sostituita da un display termico per operazioni in notturna.

Tra i punti di forza di questo tipo di droni troviamo sicuramente la destrezza nel muoversi in spazi ristretti anche all’interno di edifici, la facilità di esplorazioni di luoghi inaccessibili per i soldati e la difficoltà di essere rilevato dal nemico.

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Valentina Todaro
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