Ha fatto scalpore - e scioccato non poco tutti i siciliani - la festa con tanto di dj e oltre 200 invitati svolta sull'Isola delle Femmine, lo scorso sabato 29 giugno 2024. Il video del party è subito diventato virale sul web, scatenando molte polemiche per i danni alla riserva naturale siciliana. Perché, però, l'Isola delle femmine si chiama così e dove si trova? Ecco chi è il proprietario, la leggenda e come arrivare sull'isolotto.
Da cosa deriva questo nome così particolare? Come spesso è accaduto per altri comuni e zone siciliane, la denominazione di Isola delle Femmine deriva da una italianizzazione sbagliata di termini derivanti dal dialetto siciliano e dal latino.
Infatti, l'isolotto della torre diroccata prende il nome proprio da una semplificazione fonologica e semantica di "isula di Fimi", ovvero la dialettizzazione dell'espressione latina "insula Euphemi", banalmente "isola di Eufemio". Ma chi è questo Eufemio? Secondo le ricostruzioni storiche si tratterebbe di Eufemio da Messina, un generale bizantino della Sicilia.
Ecco, quindi, che da insula Euphemi, nel corso di secoli, si è arrivati a pronunciare il nome come isula Fimi e da qui a "fimmini", che in siciliano significa, appunto, "donne". Certamente, però, questa non è l'unica ipotesi sorta intorno a questo strano nome. La dominazione araba, infatti, ha profondamente influenzato il dialetto siciliano.
Secondo questa seconda idea, la parola "fimmini" sarebbe il risultato evolutivo del termine arabo "fim", che indicherebbe la "bocca" o più in generale un "foro". Questo risulta più credibile da un punto di vista topografico, vista la presenza del canale che separa l'isola dalla costa siciliana e che, quindi, indicherebbe la "foce del fiume".
Acque cristalline, un paesaggio quasi incontaminato che si inerpica per le pendici di Pizzo Mollica e la montagna Raffo Rosso. Così si presenta il comune omonimo in provincia di Palermo, in Sicilia. Davanti a lui si staglia l'Isola delle Femmine, la riserva naturale immersa nel blu del Tirreno.
Un piccolo pezzetto di paradiso turbato da una festa abusiva lo scorso sabato 29 giugno 2024. L'accesso all'isola, infatti, è vietata sia ai turisti che agli autoctoni, per evitare di contaminare l'area protetta per diverse specie di uccelli, piante e pesci.
La sua vicinanza alla costa palermitana, però, le permette di essere raggiunta facilmente. Per vederla, basta percorrere l’autostrada A29 per Mazara del Vallo e uscire verso Alcamo-Trapani. Prendendo, poi, la strada statale 113 si arriva davanti l'isolotto.
È possibile, inoltre, arrivare in autobus, che collega Palermo all’Isola delle Femmine oppure in aereo, considerando che l'aeroporto di Punta Raisi è a circa 15 minuti d'auto dall'isola.
Da tempo, ormai, l'isoletta ha attirato lo sguardo di turisti provenienti da tutte le parti del mondo. Non solo per il nome particolare, ma anche per gli edifici diroccati di interesse archeologico presenti nella riserva naturale.
Proprio la torre diroccata - che in realtà è una torre difensiva - ha intrigato le folle di curiosi e su di essa sono aleggiate le più disparate leggende. Una prima, infatti, si ricollega al nome dell'isola, secondo l'antica credenza che la torre non fosse altro che una prigione per sole donne.
Secondo questa leggenda, le donne qui rinchiuse erano 13 giovani turche, accusate di gravissimi delitti dai loro parenti. Costrette a imbarcarsi e a lasciarsi andare alla deriva, senza un timoniere a guidare la nave, le fanciulle vagarono per 20 giorni in balia del mare, finché i venti le scagliarono sull'isolotto situato nella baia di Carini. Nel frattempo, i parenti, pentitisi di averle esiliate, cominciarono a cercarle in lungo e il largo. Dopo il fortuito ritrovamento, le 13 ragazze e i loro genitori decisero di stabilirsi definitivamente su quelle coste che le avevano accolte, festeggiando la pace fatta fondando, appunto, la città di Capaci ("qui la pace" dal siciliano "cca-paci").
Simile per certi versi, il mito che vorrebbe l'isola come il luogo sicuro scelto da un gruppo di nobildonne, decise a fuggire da pirati e invasori. Qui, avrebbero dato vita a una piccola comunità autonoma, governata dalle leggi dell’amicizia e della solidarietà femminile.
Molto meno romantica, invece, la leggenda narrata da Plinio il Giovane, che nomina l'isola in una lettera all'Imperatore Traiano. Lo scrittore latino spiega che l'Isola delle Femmine altro non era che la residenza di bellissime giovani, offerte come premio al vincitore delle battaglie.
Tragica e malinconica la storia di Lucia, una bellissima fanciulla del paese innamorata di un suo giovane compaesano. Secondo il mito, la giovane rifiutò la corte di un potente signore, che, oltraggiato, decise di rinchiuderla nella torre dell'Isola delle Femmine. Disperata e distrutta dal suo amore per il giovane compaesano, Lucia decise di lasciarsi morire di fame e di dolore. Ancora oggi, i locali - per spaventare i turisti - raccontano che il suo triste lamento si possa sentire nei giorni di tempesta.
Come riserva naturale, l'Isola delle Femmine è gestita dalla LIPU, la Lega Italiana Protezione Uccelli, Associazione per la conservazione e la tutela della Natura. Tuttavia, l'isola apparteneva agli eredi di Rosolino Pilo, biografo e patriota italiano, quartogenito del conte di Capaci.
Secondo quanto dichiarato dagli eredi, l'Isola delle Femmine è rimasta in loro possesso sin dal XVII secolo. Poi, la decisione di metterla in vendita per l'ingente somma di circa 3 milioni e mezzo di euro. Ad occuparsi della vendita l'agenzia Romolini Immobiliari, su commissione dell'attuale proprietaria la Marchesa Paola Pilo Bacci.