Il presidente uscente degli Usa, Joe Biden, ha suscitato polemiche con il suo discorso finale, in cui ha messo in guardia contro l'ascesa dell'oligarchia. Sebbene il termine faccia pensare immediatamente alla Russia, il suo significato si riferisce, in realtà, alla crescente concentrazione di potere economico e politico nelle mani di un ristretto gruppo di ultra-ricchi. Questo tema ha trovato eco nell'attuale panorama americano, in particolare con il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, sostenuto da alcuni dei magnati delle Big Tech più influenti.
Biden, difendendo con forza il proprio operato e definendolo parte della sua eredità, non ha rinunciato ad attaccare i suoi avversari politici prima di lasciare lo Studio Ovale.
Il 15 gennaio, Joe Biden si è rivolto alla nazione per pronunciare il suo discorso di addio dallo Studio Ovale. Questo discorso rappresenta una tradizione per i presidenti statunitensi. Il presidente uscente ha riflettuto sulla propria eredità, soffermandosi sui successi della sua amministrazione durante i negoziati che hanno portato ad un accordo di cessate il fuoco a Gaza. Ha anche sottolineato l’importanza di un pacifico trasferimento di potere.
Il punto più caldo del suo intervento è stato il monito contro la "potenziale ascesa di un complesso tecnologico-industriale":
Sebbene Biden non abbia fatto nomi, il riferimento a figure come Elon Musk è stato rapidamente percepito. Musk, oltre a sostenere la campagna di Donald Trump, ha ottenuto un ruolo su misura nella nuova amministrazione. Questa parte del discorso di Biden segna un momento cruciale, mettendo in luce le preoccupazioni sulla crescente influenza delle Big Tech, le cui conseguenze per la democrazia saranno misurabili solo nel tempo.
Donald Trump è stato eletto per un secondo mandato non consecutivo e si insedierà il 20 gennaio. Oltre ad essere un noto uomo d'affari a livello mondiale, è ormai chiaro che esercita una notevole influenza. Trump ha ricevuto il sostegno dell'uomo più ricco del mondo, Elon Musk. I due, infatti, rappresentano la concentrazione di "ricchezza, potere e influenza" di cui Biden ha parlato.
Nelle ultime settimane, diversi magnati della tecnologia, come Mark Zuckerberg di Meta e Jeff Bezos di Amazon, si sono alleati con il presidente eletto Trump. Zuckerberg ha attirato l'attenzione per la sua decisione di abolire il fact-checking sulle piattaforme social di sua proprietà negli Stati Uniti. Meta introdurrà le "note delle comunità", seguendo le orme di X di Elon Musk. Come Musk, che si definisce un pioniere della libertà di espressione, anche Zuckerberg ha fatto riferimento al "ripristino della libertà di espressione". Tuttavia, la linea tra libertà di espressione e la diffusione di fake news resta estremamente sottile. Biden ha toccato anche questo dibattito, affermando che gli americani "vengono sepolti da una valanga di disinformazione e informazioni errate che favoriscono l'abuso di potere":
Biden si era posto l'obiettivo di porre fine all'era di Trump, considerandosi un presidente di transizione. Quando è arrivato il periodo della campagna elettorale, pensava di poter nuovamente sconfiggere Trump. Tuttavia, questo non è accaduto, e, al contrario, Biden si è dovuto ritirare dalla corsa.
L'interesse dei magnati della tecnologia per "Trump il politico" era già evidente nel lontano 2016. Dopo le prime elezioni del tycoon, nonostante le relazioni tumultuose, i capi delle Big Tech si erano radunati per ascoltare il neo-eletto Trump. Arrivati al 2024, non è stata una sorpresa che i più ricchi abbiano deciso di non entrare in guerra con il presidente eletto.
Questo è ciò che rende questa relazione una sorta di "oligarchia trumpiana". Non si tratta di una formazione in stile russo ma Trump stringe alleanze con l'élite imprenditoriale del settore tecnologico del suo paese. Si teme, tuttavia, come accennato da Biden, che il potere diventi sempre più concentrato, man mano che gli ultra-ricchi e i leader collaborano per proteggere le loro posizioni, anche a discapito della democrazia.
L'alleanza tra Donald Trump e i principali magnati della tecnologia, tra cui Musk, Zuckerberg e Bezos, segna un momento cruciale per la politica americana. Nonostante le parole di Biden, che avverte del pericolo di un'“oligarchia” che minaccia la democrazia, il legame tra il presidente eletto e i leader delle Big Tech sembra essere destinato a consolidarsi, portando con sé la preoccupazione che il potere venga sempre più concentrato nelle mani di pochi. Se questa tendenza continuerà, l'impatto sulla democrazia statunitense e sulle libertà fondamentali potrebbe essere un tema centrale nei prossimi anni, con il rischio di compromettere l'equilibrio tra libertà di espressione e disinformazione. L'evoluzione di questa relazione, e le sue implicazioni, rappresentano un punto di svolta per il futuro politico e sociale degli Stati Uniti.