Sono entrati in vigore il 4 febbraio i dazi imposti dall’amministrazione di Donald Trump sulla Cina. Il presidente statunitense ha annunciato dazi del 25 per cento per Canada e Messico e del 10 per cento per la Cina. Dopo i colloqui con i leader messicano e canadese, Trump ha ritardato di un mese l’applicazione di queste misure per entrambi i paesi. Anche se i dazi sulle importazioni dalla Cina sono già in vigore, la questione commerciale e le tariffe restano ancora in evoluzione. La risposta di Pechino, invece, ha dato inizio a un nuovo capitolo tra le due potenze mondiali.
L'amministrazione statunitense ha imposto dazi del 10 per cento sui beni importati dalla Cina. Dopo l'annuncio della Casa Bianca, Pechino ha dichiarato che "prenderà le contromisure corrispondenti per salvaguardare fermamente i propri diritti e interessi".
Donald Trump aveva già annunciato l’intenzione di imporre dazi durante la campagna elettorale. Aveva giustificato questa misura con la necessità di proteggere l’industria nazionale nell’ambito della politica "America First". Le misure adottate dal presidente degli Usa rientrano nel suo impegno a ridurre il costo della vita, uno dei temi centrali della sua campagna.
Secondo i critici delle politiche di Trump, le nuove misure commerciali non avranno ripercussioni solo sull’economia statunitense ma influenzeranno anche i paesi colpiti. L’imposizione dei dazi potrebbe ridurre l’offerta di beni sul mercato statunitense portando ad un aumento dei prezzi. Alla vigilia dell’entrata in vigore dei dazi, anche i mercati finanziari hanno mostrato segnali di tensione.
Canada, Messico e Cina sono i principali partner degli Stati Uniti. I prodotti provenienti da questi tre paesi rappresentano oltre il 40 percento di tutti i beni che arrivano nel paese.
La Cina non ha risposto immediatamente con una guerra commerciale ma il ministero delle Finanze cinese ha dichiarato che i dazi statunitensi violano le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio.
In concomitanza con l’entrata in vigore delle tariffe imposte da Trump, Pechino ha annunciato contromisure. Ha introdotto dazi tra il 10 e il 15 per cento su carbone, gas liquefatto, petrolio greggio, macchinari agricoli e automobili. Le nuove misure entreranno in vigore il 10 febbraio.
Oltre ai dazi, la Cina ha deciso di imporre controlli sulle esportazioni di metalli rari, risorsa strategica per molte industrie. Inoltre, ha avviato un'indagine antitrust su Google, segnalando un inasprimento delle tensioni economiche tra le due potenze.
Oltre alle tariffe imposte alla Cina, Trump aveva annunciato dazi del 25 per cento anche su Canada e Messico, accusandoli (insieme a Pechino) di non aver fatto abbastanza per contrastare il traffico di droga e frenare l’immigrazione illegale.
Il primo ministro canadese, Justin Trudeau, e la presidente messicana, Claudia Sheinbaum, hanno risposto prontamente all’annuncio di Washington, dichiarando di essere pronti a introdurre contromisure. Tuttavia, dopo un confronto con entrambi i leader, Trump ha deciso di rinviare di un mese l’entrata in vigore delle tariffe su Canada e Messico.
I just had a good call with President Trump. Canada is implementing our $1.3 billion border plan — reinforcing the border with new choppers, technology and personnel, enhanced coordination with our American partners, and increased resources to stop the flow of fentanyl. Nearly…
— Justin Trudeau (@JustinTrudeau) February 3, 2025
Sebbene i dazi sulla Cina siano già effettivi, nei prossimi giorni sono previsti colloqui tra Donald Trump e il presidente cinese, Xi Jinping. Secondo gli analisti, la mossa dell’amministrazione statunitense non è soltanto volta a colpire i paesi coinvolti ma mira anche a ridefinire le relazioni commerciali bilaterali aprendo così un nuovo scenario globale.
In questo scenario di crescente tensione commerciale, il prossimo incontro tra presidente Trump e Xi Jinping sarà cruciale per determinare le future relazioni economiche tra le due potenze mondiali. La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, ormai rinnovata, rischia di avere ripercussioni non solo sui due paesi coinvolti ma anche sull’economia globale con effetti a lungo termine ancora difficili da prevedere.