La tregua a Gaza è ora minacciata da nuove tensioni. Hamas ha accusato Israele di non rispettare l'accordo, mentre Tel Aviv si difende parlando di violazioni da parte del gruppo palestinese. In un contesto di delicate trattative, l'intervento di Donald Trump ha acceso un nuovo dibattito. Il presidente statunitense propone soluzioni drastiche per risolvere la questione.
II funzionari di Hamas hanno accusato Israele di aver violato i termini dell’accordo di cessate il fuoco. La tregua a Gaza è iniziata il 19 gennaio e, da allora, le parti hanno effettuato cinque scambi di ostaggi israeliani e detenuti palestinesi.
Mentre il cessate il fuoco ha permesso il ritorno di migliaia di palestinesi alle proprie abitazioni, Hamas sostiene che Tel Aviv stia ritardando il rientro degli sfollati nel nord della Striscia di Gaza. Le truppe israeliane si sono ritirate il 9 febbraio dal Corridoio di Netzarim che divideva l'enclave in due, facilitando il ritorno di un numero maggiore di palestinesi al nord. Il gruppo palestinese afferma inoltre che Israele non ha rispettato l'accordo per facilitare l'ingresso degli aiuti umanitari.
Dall'inizio della tregua, Hamas ha liberato 21 ostaggi in cambio di 730 prigionieri. Il prossimo rilascio di ostaggi è previsto per il 15 febbraio, con lo scambio di tre israeliani contro centinaia di palestinesi incarcerati in Israele. Il gruppo ha affermato che avrebbe sospeso l'imminente rilascio degli ostaggi.
Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha affermato che qualsiasi ritardo da parte di Hamas rappresenta “una violazione dell’accordo”. Nella fase iniziale, il gruppo palestinese dovrebbe rilasciare 33 ostaggi israeliani.
La nuova escalation di tensioni mette a rischio il futuro dell’accordo, poiché durante la prima fase dell'intesa le parti dovrebbero discutere i dettagli di quella successiva. Nella seconda fase dell’accordo, tutti gli ostaggi ancora in vita dovrebbero essere rilasciati in cambio del ritiro delle forze israeliane da Gaza.
Le famiglie degli ostaggi e i loro sostenitori hanno già organizzato una manifestazione contro eventuali ostacoli al ritorno dei prigionieri. Hanno bloccato l'autostrada Tel Aviv-Gerusalemme e chiesto al premier israeliano, Benjamin Netanyahu, di non mettere a repentaglio l'accordo.
Il presidente statunitense, Donald Trump, ha buttato benzina sul fuoco, affermando che, se tutti gli ostaggi trattenuti da Hamas non fossero rilasciati entro mezzogiorno di sabato 15 febbraio, avrebbe proposto di annullare l'accordo. Con la sua consueta retorica, ha dichiarato che "si scatenerà l'inferno".
Hamas ha risposto alle parole di Trump affermando che rispettare i termini dell'accordo è l'unico modo per riportare a casa gli ostaggi:
Nelle ultime settimane, Trump ha più volte messo in discussione il futuro degli abitanti della Striscia di Gaza. Ha affermato che i due paesi confinanti, Egitto e Giordania, dovrebbero accogliere la popolazione di Gaza. Inoltre, ha suggerito che gli Stati Uniti dovrebbero prendere il controllo del territorio e trasformarlo nella "Riviera del Medio Oriente", arrivando persino a dichiarare l’intenzione di acquistare Gaza.
Ora Trump minaccia di sospendere gli aiuti a Egitto e Giordania se non accoglieranno gli abitanti di Gaza. Tuttavia, lo spostamento forzato dei palestinesi dal proprio territorio rappresenterebbe una violazione del diritto internazionale. Secondo il presidente statunitense, i palestinesi non avrebbero diritto di ritorno "perché avranno alloggi molto migliori". Questa proposta controversa è stata respinta sia dai palestinesi che dai paesi arabi.
Le parole di Trump e le sue proposte di soluzioni forzate aumentano la complessità della situazione, mentre la questione degli ostaggi resta al centro delle discussioni. Se la tregua non reggerà, il futuro di Gaza potrebbe diventare ancora più incerto, con ripercussioni su scala regionale e internazionale.