La giunta Giani registra un importante risultato in vista delle prossime regionali in Toscana che si terranno quest'anno. E' stata approvata - con 27 voti a favore e 13 contrari - nella giornata di ieri, 11 febbraio 2025, la legge sul suicidio assistito da parte del consiglio regionale anticipando così le mosse del Parlamento che da quarant'anni esita sulla approvazione di una legge sul fine vita. La proposta è composta da sei articoli e si basa sulla proposta dell'Associazione Luca Coscioni "Liberi Subito".
Già in passato diverse giunte regionali hanno provato a far passare una legge simile ma senza successo. Fanno scuola i casi della Lombardia e del Veneto, proprio in quest'ultima regione il testo è stato bocciato circa un anno fa tra il clamore generale. Adesso non resta che attendere se anche altro consiglio regionali approveranno disegni di legge simili e come lo Stato dovrà rapportarsi. L'unico sconfitto è il Parlamento italiano in questo momento, le due Camere - che da anni esitano nel portare avanti una legge sul fine vita - pagano il prezzo dell'indecisione di fronte al lavoro delle amministrazioni locali.
Insorge il mondo cattolico e parte del centrodestra contro la legge sul fine vita approvata in Toscana. Tra tutti c'è l'Associazione Pro Vita e Famiglia, che da anni si occupa della tutela dei "valori della vita" - come dichiarato sul proprio sito. Sarebbe il caso, secondo l'associazione e alcuni politici di centrodestra, di concentrarsi su una legge che tuteli la sanità e che possa rafforzare le cure palliative in risposta a possibili provvedimenti sul fine vita dignitoso. C'è poi chi come il governatore della Regione Veneto Luca Zaia e il suo corrispettivo campano Vincenzo De Luca vuole imitare quanto fatto in Toscana.
All'interno della legge sul fine vita è possibile leggere i requisiti per avere accesso alla pratica. Per poter ricorrere all'eutanasia la persona che ne fa richiesta deve essere capace di intendere e volere, deve avere una patologia irreversibile portatrice di gravi sofferenze fisiche o psichiche, e deve sopravvivere grazie a trattamenti di sostegno vitale. Si tratta di condizioni già note grazie alla storica sentenza 242 del 2019 da parte della Corte Costituzionale.
La decisione della Consulta rappresentava un passo in avanti dopo tanto tempo, il Parlamento però non ha saputo cogliere questo assist. Secondo la legge toscana, chi vorrà optare per la morte assistita dovrà rivolgersi a una persona delegata o alla asl locale: successivamente saranno verificati i requisiti fondamentali per accedervi.
La richiesta sarà valutata da una commissione composta da un medico un palliativista, un neurologo, uno psichiatra, un anestesista, un infermiere e infine uno psicologo - tutti dipendenti per il sistema sanitario regionale. Sarà poi necessario un parere dal comitato etico locale su richiesta della commissione. Successivamente il paziente riceverà una relazione finale redatta dalla commissione - entro circa 10 giorni. Il tempo per l'accesso complessivo è di circa due mesi dalla richiesta.
Il fine vita è da sempre un tema dibattuto e il mancato approdo in Parlamento di una legge che possa disciplinarlo è dovuto alle lunghe discussioni tra forze politiche. Esiste un centrosinistra più progressista che porta avanti da anni questa battaglia ma anche una parte più legata al mondo cattolico che si dice contraria o alle volte ignora queste istanze. Dal canto suo, la Chiesa non ha mai preso una solida posizione a riguardo.
Il centrodestra invece è quasi completamente contrario alla legge sul fine vita, preferendo dare maggiore risalto alle necessità di una sanità più capace di prendersi cura delle persone in condizioni critiche, magari puntando al miglioramento delle cure palliative.
A prendere una posizione decisamente più netta è l'Associazione Pro Vita e Famiglia che ha invitato il governo Meloni a ricorrere al parere della Consulta sulla legge sul fine vita definita "inumana". L'organizzazione parla di "morte di Stato" in riferimento a quanto deciso dal consiglio regionale: in gioco ci sono, secondo Pro Vita e Famiglia, le vite dei più fragili oltre che la Costituzione.
La Toscana è riuscita dove i consigli regionali di Lombardia e Veneto non erano arrivati. La discussione a Milano è stata affossata ancora prima di cominciare, la Regione è guidata da un centrodestra contrario a queste richieste e portare avanti un discorso non era possibile. In Veneto invece la legge non è passata il 16 gennaio 2024 per via delle astensioni e dei voti contrari, la norma tuttavia era vicinissima all'approvazione e i fatti di oggi riaccendono il dibattito. Secondo il presidente della Regione Luca Zaia sarebbe necessario avere una legge a livello nazionale:
Il precedente creatosi in Toscana ha un'importanza fondamentale perchè riporta al centro del dibattito il fine vita. Basti pensare che oggi il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ha toccato l'argomento:
Adesso la palla passa alle altre regioni: se nasceranno tante altre leggi locali, il Parlamento non potrà più ignorare l'esigenza di una disciplina nazionale sul fine vita.
Pare che il Governo intenda ricorrere contro la nostra legge approvata in Toscana sul fine vita.
— Marco Cappato (@marcocappato) February 12, 2025
Assisteremmo così allo spettacolo di un Governo che si batte per una maggiore autonomia regionale, ma che ricorre contro l’esercizio dell’autonomia esistente.
Sparandosi sui piedi.