Chissà come Ursula von der Leyen ha lanciato una proposta tempestiva davanti al quadro geopolitico che si sta delineando in questi giorni, con gli Usa di Trump e Vance che sembrano sempre più propensi a mollare l'Europa dal punto di vista militare e commerciale, che il centrosinistra italiano già boccia la presidente della Commissione europea all'insegna del solito "benaltrismo".
I fatti: von der Leyen, votata per la guida della massima istituzione dell'Unione Europea anche dai socialdemocratici, gruppo di appartenenza del Partito Democratico, nel corso della conferenza sulla sicurezza di Monaco, ha proposto di mettere fuori dal Patto di Stabiità le spese per la difesa.
Una proposta che sembra tracciare una strada obbligata, visto che per mantenere in piedi la Nato, gli Usa ci stanno dicendo in ogni modo che pretendono uno sforzo economico più sostanzioso da parte dei partner europei e visto che svincolarli da parametri troppo stringenti è una via per cercare di salvaguardare le economie dei Paesi dell'Unione.
Sta di fatto che queste ragioni, per il centrosinistra italiano, per il Pd, il Movimento Cinque Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra, non stanno in piedi.
Certo: si dirà che i Cinque Stelle e Avs, in Europa, col gruppo The Left, stanno all'opposizione di von der Leyen. Ma il Pd di Elly Schlein che ha messo il broncio? Come giudicarlo? Pacifista, e quindi propenso a costruire un sistema difensivo capace di garantire davvero la pace, o pacioccone, capace solo di belle parole, come Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni?
Mettere le spese della difesa fuori dal Patto di Stabilità, in realtà, non è un'idea dell'ultim'ora. Come ha spiegato l'economista Veronica De Romanis oggi su La Stampa, le cose stanno così:
Per l'economista, si tratta di uno strumento necessario per fronteggiare la quarta crisi con la quale l'Europa deve fare i conti negli ultimi 15 anni dopo quella finanziaria, pandemica ed energetica. Uno strumento che può e deve essere discusso su come applicarlo, essere messo in campo, ma inevitabile per scongiurare, tra l'altro, che le finanze pubbliche fuori controllo di un singolo Stato diventino una fonte di instabilità per l'intera Unione.
E comunque, per il centrosinistra italiano, quella della von der Leyen non è la risposta giusta. Per il Pd, il Movimento Cinque Stelle e Avs, lo scorporo degli investimenti nel settore della difesa da quelli permessi con i vincoli del Patto di stabilità non è la soluzione. O, quantomeno, non può essere l'unica soluzione.
Antonio Misiani, responsabile economia della segreteria di Elly Schlein, l'ha messa così:
L'ex presidente dell'Inps voluto dal governo Conte e ora capodelegazione dei Cinque Stelle a Bruxelles, ha sostenuto addirittura che "c'è troppa attenzione per la difesa" mentre i soldi, naturalmente, vanno spesi per "ben altro"
Last but not least, Angelo Bonelli ha messo il carico da novanta con queste parole:
Ora, detto che sul tema della difesa si rinsalda l'alleanza rosso-bruna, tant'è che dall'estrema destra, Roberto Vannacci, altro oppositore di von der Leyen, si è detto scettico sulla proposta lanciata dalla presidente della Commissione, dal punto di vista politico, la patata più bollente rimane in mano al Partito Democratico che, come detto, fa parte della maggioranza Ursula.
Elly Schlein riuscirà a fare chiarezza? Vuole un'Europa forte e indipendente e che quindi, sappia badare alle spese militari e in prospettiva sappia costruire un esercito comune, necessità sottolineata ieri anche da Stefano Bandecchi, leader di Alternativa Popolare, oppure pensa di riconquistare la pace con la Russia e una posizione paritaria con l'alleato americano con delle semplici pacche sulle spalle di Putin e Trump?