20 Feb, 2025 - 18:05

Le dichiarazioni di Trump su Zelensky e il pesante silenzio di Meloni: chi tace (per convenienza) acconsente?

Le dichiarazioni di Trump su Zelensky e il pesante silenzio di Meloni: chi tace (per convenienza) acconsente?

"Dittatore che non ha vinto le elezioni": basta un post sul social Truth ad alzare i toni intorno alle trattative per la pace in Ucraina. A scrivere queste parole è il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, dopo essere stato criticato dal corrispettivo ucraino Volodymyr Zelensky. Il tycoon ha asserito che Kiev ha iniziato la guerra contro la Russia e che l'ex comico vive in uno spazio di disinformazione russa. Nella notte del 19 febbraio 2025, Trump ha perso le staffe e sul proprio social ha definito Zelensky "un dittatore non eletto".

Toni eccessivamente forti che sembrano mandare, almeno per ora, in frantumi le speranze di pace nel breve periodo. In pezzi non vanno solo le aspettative di una fine del conflitto nell'Est Europa, ma probabilmente anche la figura che si era costruita la premier Giorgia Meloni nelle istituzioni europee. La presidente del Consiglio, da sempre vicina alla causa di Kiev contro l'aggressione russa ma anche mediatrice tra Bruxelles e Washington, è caduta in un silenzio che lascia intendere che le dichiarazioni del presidente statunitense l'hanno colta di sorpresa.

A parlare al posto di Meloni sono i vicepremier. Il segretario di Forza Italia Antonio Tajani cerca di invitare Trump ad abbassare i toni, mentre il leader leghista Matteo Salvini ribadisce che il tycoon ha fatto più di quanto non abbia mai fatto l'ex presidente Biden. Manca solo Giorgia Meloni che ha scelto, per la seconda volta in breve tempo dopo il caso Almasri, la strategia del silenzio. Sabato, la premier interverrà al Conservative Political Action Conference in videocollegamento e avrà modo di parlare a Trump nelle ore che precedono la convention.

L'irruenza di Trump e il silenzio di Meloni

Già al lavoro per rimediare ai danni dell'alleato d'Oltreoceano, c'è l'impressione che il silenzio di Giorgia Meloni serva a prendere tempo per mettere una toppa alle forti dichiarazioni di Donald Trump su Volodymyr Zelensky. Il presidente degli Usa ha detto che il leader ucraino è un dittatore nel momento peggiore: dopo l'incontro tra le delegazioni di Washington e di Mosca a Riad, in Arabia Saudita, sembrava che la pace in Ucraina fosse finalmente fattibile a quasi tre anni dallo scoppio del conflitto.

Non sarà così, almeno per ora. Il post sul social personale di Trump sembra quasi un terremoto per l'Ue: dalla Germania arriva una nota di biasimo, mentre Regno Unito e Francia cercano clamorosamente di ricucire lo strappo delle scorse ore. E l'Italia? Per ora c'è solo la rabbia delle opposizioni e una spaccatura interna della maggioranza. Manca solo Giorgia Meloni.

Traballa il ruolo di mediatrice

Eppure, fino a qualche ora fa, il ruolo di Giorgia Meloni all'interno del Consiglio europeo era chiaro: era l'unica leader dei "grandi" dell'Ue che poteva essere capace di mediare tra le esuberanti e populiste politiche di Donald Trump e le istituzioni di Bruxelles. La presidente del Consiglio vanta un ottimo rapporto con il presidente statunitense tanto da averlo incontrato sia a Mar-A-Lago in Florida a inizio anno prima dell'insediamento, sia durante la cerimonia lo scorso gennaio come unica leader europea.

Essere mediatori di Trump tuttavia non è affatto facile. Meloni ha affrontato la questione dei dazi che il presidente statunitense voleva imporre all'Europa, paventando la possibilità di condurre trattative bilaterali tra Washington e Roma: una situazione considerata pericolosa per la stabilità dell'Ue. Adesso però la posta in gioco è più alta e Meloni dovrà convincere Trump a ritornare sulle sue parole: oltre alla credibilità agli occhi delle istituzioni europee, guadagnata con non poca fatica, c'è il futuro della guerra in Ucraina.

Nel frattempo, sono stati invitati alla Casa Bianca, all'inizio della prossima settimana, il presidente francese Emmanuel Macron e il premier britannico Keir Starmer per i colloqui sul conflitto in Ucraina. Ad annunciarlo è stato il consigliere per la sicurezza nazionale degli Usa Mike Waltz. Segno che Meloni è stata già sostituita dal ruolo informale di mediatrice?

Il possibile incontro a distanza sabato

Sarà un weekend di lavoro per Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio è nella scaletta degli interventi, sabato 22 febbraio, per l'evento Conservative Political Action Conference – una conferenza per gli esponenti del mondo conservatore nel mondo che si tiene negli Stati Uniti. La premier italiana interverrà alle ore 13:15 (19:15 locali), ma non si esclude che qualche ora prima possa telefonare il presidente degli Usa per parlare del conflitto in Ucraina.

Plausibile che Meloni chiederà a Donald Trump di moderare i toni e cercherà in tutti i modi di difendere il suo rapporto privilegiato con Washington che ora sembra minacciato dalla visita della prossima settimana di Macron. C'è tanto in gioco: il ruolo nelle istituzioni Ue, il futuro del conflitto e le relazioni tra Usa e Italia.

L'articolo in tre punti

  • Silenzio di Giorgia Meloni: La premier italiana ha scelto di non commentare pubblicamente le forti dichiarazioni di Trump su Zelensky, mentre i suoi vice, Tajani e Salvini, hanno cercato di smorzare i toni.
  • Pericolo di isolamento: La strategia di Meloni potrebbe metterla in difficoltà, poiché rischia di perdere il suo ruolo di mediatrice tra Washington e l'Unione Europea, mentre altri leader, come Macron e Starmer, prendono l'iniziativa sul conflitto in Ucraina.
  • Weekend cruciale per Meloni: Sabato 22 febbraio, la premier interverrà alla Conservative Political Action Conference negli USA, dove potrebbe cercare di riallacciare i rapporti con Trump e difendere la sua posizione in Europa e nelle relazioni con gli Stati Uniti.
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Francesco Fatone
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