L’atteggiamento dell’amministrazione Trump nei confronti della guerra in Ucraina continua a suscitare dibattiti e preoccupazione tra gli alleati occidentali. Durante i preparativi per il terzo anniversario dell’invasione russa, gli Stati Uniti si sono opposti all’inserimento del termine “aggressione russa” nella dichiarazione congiunta del G7, segnando una chiara rottura rispetto alle politiche adottate dall’amministrazione Biden.
Questa decisione fa parte di un contesto più ampio di cambiamento strategico. Trump non solo ha avviato colloqui con Mosca senza il coinvolgimento di Kiev, ma ha anche attaccato direttamente il presidente ucraino Volodymyr Zelensky mettendone in discussione la legittimità e la sua gestione del conflitto. Le dichiarazioni e la retorica più morbida nei confronti della Russia sollevano interrogativi sul futuro degli equilibri geopolitici e sul ruolo degli Stati Uniti nella guerra in corso.
Gli Stati Uniti si sono opposti all’utilizzo del termine “aggressione russa” nella dichiarazione del G7 pianificata in occasione del terzo anniversario della guerra tra Ucraina e Russia. Lo riporta il Financial Times, citando un funzionario a conoscenza della questione.
Il 24 febbraio le nazioni del Gruppo dei Sette rilasceranno una dichiarazione congiunta in cui verrà ribadito il sostegno a Kiev. Come previsto durante la campagna elettorale, il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca ha segnato da una deviazione dalle politiche adottate dal suo predecessore, Joe Biden.
Le posizioni di Trump verso Zelensky si sono inasprite nell’ultima settimana, dopo l’inizio dei primi colloqui tra i funzionari statunitensi e quelli russi in Arabia Saudita. Si è acceso uno scontro tra i due leader: il presidente americano ha accusato il suo omologo di aver avviato il conflitto e di non aver trovato una soluzione negli anni passati. Lo ha poi attaccato dichiarando che Zelensky non goda più di popolarità nel suo Paese. Queste affermazioni sono state smentite da vari sondaggi emersi in seguito, e il leader ucraino ha risposto affermando che il tycoon “è circondato da disinformazione”.
Trump ha comunque continuato ad alimentare la tensione definendo Zelensky un dittatore, con riferimento alle mancate elezioni in ucraina a causa della legge marziale in vigore.
Think of it, a modestly successful comedian, Volodymyr Zelenskyy, talked the United States of America into spending $350 Billion Dollars, to go into a War that couldn’t be won, that never had to start, but a War that he, without the U.S. and “TRUMP,” will never be able to settle.…
— Donald J. Trump Posts From His Truth Social (@TrumpDailyPosts) February 19, 2025
Trump, già durante la campagna elettorale, ha promesso di porre fine alla guerra in tempi brevi. Gli Stati Uniti sono il principale mediatore in vista di eventuali negoziati tra i due Paesi, ma il presidente statunitense ha già escluso Kiev dal primo colloquio a Riyadh. Questo approccio aumenta le preoccupazioni già esistenti: il piano di pace di Trump favorirà gli interessi di Mosca o tutelerà quelli dell’Ucraina e la sovranità di Kiev?
Secondo Putin, il primo contatto Russia-USA mirava a ristabilire un clima di fiducia tra due potenze storicamente rivali. Diversi elementi suggeriscono un allineamento tra le dichiarazioni di Mosca e Washington, come la messa in discussione della legittimità di Zelensky e l’invocazione di elezioni in Ucraina. Non è certo rassicurante la decisione degli Stati Uniti di non utilizzare il termine "aggressione" per commemorare l’inizio dell’invasione russa del territorio ucraino.
Trump, come ha più volte ribadito, non vuole coinvolgere gli Stati Uniti nelle guerre altrui. Inoltre, il leader americano non è intenzionato a fornire ulteriori aiuti a Kiev. Questa sua posizione si concretizza nella richiesta di trovare un accordo sulle terre rare ucraine in cambio di sostegno economico e militare. Inoltre, il segretario alla Difesa dell’amministrazione Trump ha già dichiarato che è “irrealistico” pensare che l’Ucraina possa riprendersi tutto il territorio perduto prima del 2014.
https://youtu.be/kz4inlsZLRw?si=en9OODZlhdpSDk02
L’articolo del Financial Times riporta anche un altro punto cruciale: l’amministrazione Trump tende a usare un linguaggio più morbido per definire i combattimenti, descrivendolo sempre più spesso come "conflitto" invece di "guerra".
La resistenza di Washington sulla questione indebolisce la posizione del G7 nei confronti di Mosca.
La Casa Bianca non ha rilasciato commenti immediati sulla vicenda. Tuttavia, il consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Mike Walz, ha riferito alla CNN che il presidente Trump è irritato con Zelensky.