Nel pieno dei primi passi dell’amministrazione di Donald Trump per porre fine alla guerra in Ucraina, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha rilasciato una dichiarazione che ha lasciato il mondo senza parole. Zelensky si è detto pronto a dimettersi se questo potrà portare benefici al suo paese, inclusa la pace e l’adesione alla NATO. Le sue parole arrivano in un momento di grande incertezza per l’Ucraina a seguito dei cambiamenti di posizione degli Stati Uniti.
Il 23 febbraio, alla vigilia del terzo anniversario dell’inizio della guerra, Zelensky ha affermato di essere pronto a lasciare la presidenza se questa decisione potrà favorire il futuro dell’Ucraina:
Le sue parole giungono dopo uno scontro con Donald Trump che ha messo in discussione la legittimità di Zelensky come capo di stato. Il presidente americano ha affermato che la popolarità di Zelensky è al 4 per cento, una dichiarazione smentita dai sondaggi, ma che riflette un attacco diretto alla sua leadership.
Trump lo ha anche definito “un dittatore senza elezioni”, un’affermazione che riecheggia nella narrativa del Cremlino. In passato, anche Vladimir Putin ha criticato la mancata organizzazione delle elezioni in Ucraina, sfruttando la situazione per delegittimare Zelensky agli occhi della comunità internazionale.
Le dichiarazioni di Zelensky si inseriscono in un contesto complesso. Il voto presidenziale, previsto per il 2024, non si è tenuto a causa della legge marziale in vigore dal 2022. Questa sospensione del processo democratico ha alimentato le critiche di chi sostiene che l’Ucraina rischi di allontanarsi dai principi democratici che dice di difendere. D’altra parte, organizzare elezioni nel pieno del conflitto sarebbe logisticamente e politicamente complicato.
Volodymyr Zelensky ha più volte ribadito di non voler restare al potere per decenni. Già nel 2019, durante il suo discorso di insediamento, aveva dichiarato:
Le sue ultime parole confermano questa visione, sottolineando che la sua permanenza alla guida del paese è legata all’emergenza della guerra e non a un desiderio di potere personale.
Il presidente ucraino ha quindi ribadito con forza la sua legittimità davanti alla comunità internazionale, utilizzando parallelamente una strategia comunicativa per rafforzare il sostegno dei suoi concittadini.
La posizione di Zelensky resta delicata. Il netto cambiamento dell’approccio di Washington alla guerra in Ucraina alimenta le preoccupazioni degli alleati degli Stati Uniti, determinati a preservare la sovranità e l’integrità del paese dell’Europa orientale. Intanto, il segretario alla Difesa americano, Pete Hegseth, ha recentemente dichiarato che l’adesione di Kiev alla NATO è un’ipotesi realistica.
Negli ultimi giorni, Trump ha esercitato pressioni su Zelensky affinché firmasse un accordo che garantirebbe agli Stati Uniti una quota rilevante dell’estrazione di terre rare nel paese.
L’idea dell’accordo è partita dallo stesso Zelensky che ne aveva parlato nell'ambito del suo piano di vittoria. Tuttavia, mentre il presidente ucraino considera questa intesa una partnership economica, Trump la vede come un modo per recuperare una parte di aiuti che Washington ha fornito a Kiev dall'inizio della guerra.
Sebbene l’intesa non sia direttamente legata ai negoziati per la fine della guerra, ha ulteriormente inasprito le tensioni tra l'America e Kiev. Zelensky ha escluso la possibilità di firmare un accordo che, a suo dire, “sarebbe pagato da dieci generazioni di ucraini”. Pur ribadendo la volontà di dialogare con Trump, le sue dichiarazioni mirano a rafforzare la propria leadership in un momento particolarmente critico.