La Siria è nuovamente al centro dell’attenzione internazionale dopo la firma della nuova costituzione temporanea da parte del presidente ad interim, Ahmad al-Sharaa. Il documento, che guiderà il paese nei prossimi cinque anni, è stato accolto con forti critiche, in particolare dalle comunità curde e da altri gruppi che ne contestano la mancanza di inclusività. L’opposizione alla nuova carta costituzionale potrebbe innescare una crisi politica in un paese già segnato da anni di conflitto?
Il presidente ad interim della Siria, Ahmad al-Sharaa, ha firmato, il 13 marzo, la costituzione temporanea del paese. Mentre i nuovi governanti proseguono con la ricostruzione, la firma della nuova carta rappresenta un importante passo, ma non è priva di critiche.
La nuova classe dirigente della Siria è composta dall'ex gruppo di ribelli jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham (HTS). L'HTS, insieme ad altri gruppi minori, ha rovesciato, a seguito di un’offensiva a sorpresa nel dicembre 2024, la dinastia Assad che governava il paese da 50 anni.
La nuova costituzione siriana sarà in vigore per i prossimi cinque anni, durante il periodo di transizione. Tuttavia, non modifica alcune disposizioni della costituzione precedente, come la clausola che stabilisce che il capo dello Stato debba essere musulmano e che la legge islamica rappresenti la principale fonte di giurisprudenza.
Sebbene al-Sharaa abbia già rassicurato la comunità internazionale riguardo alla volontà di costruire una società inclusiva, il paese è sotto i riflettori per le uccisioni di membri della minoranza alevita, alla quale apparteneva Assad, in seguito a recenti escalation di tensioni tra le forze dell’ordine e i sostenitori dell’ex presidente siriano.
Molti hanno espresso preoccupazioni sulla composizione della nuova carta, considerando che la Siria è un paese multietnico e multireligioso.
All’indomani della firma della costituzione temporanea, il Consiglio Democratico Siriano (SDC), guidato dai curdi, ha annunciato “il completo rifiuto della dichiarazione costituzionale presentata dal governo ad interim”.
I curdi hanno affermato che il documento ignora la struttura multi-identitaria del Paese e che non è riuscito a rappresentare in modo imparziale i diversi strati sociali e politici della Siria. Hanno, inoltre, sollevato dubbi sulla capacità delle disposizioni della carta di garantire un autentico percorso di transizione democratica per la Siria post-Assad.
L’SDC ha inoltre esortato alla riformulazione della carta costituzionale, chiedendo una “distribuzione equa del potere, la garanzia della libertà di attività politica e il riconoscimento dei diritti di tutte le componenti siriane”. Il Consiglio chiede, inoltre, un sistema di governo democratico e decentralizzato.
Statement on the Interim Government’s Draft Constitutional Declaration
— Syrian Democratic Council SDC (@SDCPress) March 14, 2025
We, as members of the Syrian Democratic Council (SDC), declare our complete rejection of the constitutional declaration submitted by the Interim Government. As stated in our previous statement dated February… pic.twitter.com/Px7HlJh35i
L’SDC è la leadership politica delle Forze Democratiche Siriane (SDF), sostenute dagli Stati Uniti. Le forze curde controllano il nord-est della Siria e, solo una settimana fa, hanno raggiunto un accordo con l'amministrazione di Damasco per unirsi alle nuove istituzioni statali siriane e cedere al controllo del governo importanti valichi di frontiera, giacimenti petroliferi e un aeroporto.
#BREAKING: Syria's interim President Ahmed al-Sharaa and Syrian Democratic Forces (SDF) Chief Mazloum Abdi sign landmark agreement to integrate the SDF into Syria's state institutions, emphasizing the unity of Syrian territories and rejecting any form of partition.
— Rudaw English (@RudawEnglish) March 10, 2025
????: Syrian… pic.twitter.com/Q4IZzD0BnJ
L'attuazione dell’accordo è prevista entro la fine del 2025, anche se la tabella di marcia non è ancora stata definita nei dettagli.
Mentre la Siria affronta la difficile transizione politica, la nuova costituzione si presenta già come un elemento divisivo. Le critiche mosse dall’SDC e la richiesta di un sistema decentralizzato evidenziano il rischio di nuove tensioni interne. Nel frattempo, l’accordo tra i curdi e Damasco potrebbe ridisegnare gli equilibri del paese, ma resta da vedere se e come verrà implementato nei prossimi mesi.