Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, l'amministrazione americana sta valutando la reintroduzione di un divieto di viaggio che riprende le politiche migratorie adottate nel suo primo mandato. Il provvedimento, che potrebbe interessare decine di paesi principalmente dell'Africa, Asia e Medio Oriente, prevede una suddivisione in categorie e potrebbe limitare fortemente l'ingresso negli Stati Uniti. Questa nuova misura riaccende il dibattito sulle politiche restrittive in tema di immigrazione e sicurezza nazionale.
L'amministrazione di Donald Trump sta valutando l'introduzione di un nuovo divieto di viaggio, una sorta di "Travel Ban 2.0". Insediatosi il 20 gennaio, Trump ha già firmato diversi ordini esecutivi riguardanti vari aspetti della governance e della società. Il nuovo divieto rappresenterebbe un ritorno alle politiche adottate da Washington durante il suo primo mandato.
Più muri e maggiori restrizioni alla libertà di movimento a livello globale: l'amministrazione statunitense sta elaborando norme più severe per l'ingresso nel paese. L’imminente divieto riguarderebbe cittadini provenienti da 43 paesi dell'Africa, dell'Asia e del Medio Oriente. La lista suddividerebbe i paesi in tre categorie: rosso, arancione e giallo.
Sebbene le indiscrezioni su un nuovo divieto di viaggio e sul sistema di classificazione a colori circolino da settimane, è stato il New York Times il primo a pubblicare l'elenco dei paesi interessati.
L'elenco provvisorio del nuovo divieto di viaggio dell'amministrazione Trump comprende 11 paesi i cui cittadini rischiano un divieto totale di ingresso negli Stati Uniti. Afghanistan, Bhutan, Corea del Nord, Cuba, Iran, Libia, Siria, Somalia, Sudan, Venezuela e Yemen rientrano nella cosiddetta "lista rossa", il che significa che nessun cittadino proveniente da questi paesi potrà entrare negli Stati Uniti.
Durante il primo mandato di Trump, l'Afghanistan non era incluso nei divieti di viaggio, ma la presa di potere dei talebani nel 2021, dopo il ritiro delle truppe statunitensi, ha cambiato la situazione.
I cittadini di 10 paesi inseriti nella "lista arancione" potranno entrare negli Stati Uniti solo in circostanze particolari, come per motivi di lavoro, ma non per turismo. Tra questi figurano Bielorussia, Eritrea, Haiti, Laos, Myanmar, Pakistan, Russia, Sierra Leone, Sudan del Sud e Turkmenistan.
Da notare la presenza della Russia nell'elenco arancione. Washington ha recentemente avviato contatti con Mosca mentre l’amministrazione Trump continua gli sforzi diplomatici per porre fine alla guerra in Ucraina. Non è chiaro se il paese sarà presente anche nell'elenco definitivo.
Infine, 22 paesi rientrano nella "lista gialla", tra cui Angola, Antigua e Barbuda, Benin, Burkina Faso, Cambogia, Camerun, Capo Verde, Ciad, Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo, Dominica, Guinea Equatoriale, Gambia, Liberia, Malawi, Mali, Mauritania, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, São Tomé e Príncipe, Vanuatu e Zimbabwe. Questi paesi avranno 60 giorni di tempo per correggere le criticità individuate dalle autorità americane, come la mancata condivisione di informazioni sui viaggiatori in arrivo o presunte falle nelle procedure di sicurezza per il rilascio dei passaporti.
NEW - Proposed travel ban countries list from Trump administration includes nations whose citizens may face US entry restrictions. List subject to change in final order. pic.twitter.com/ovL1a9qVPf
— Byte (@ByteEcosystem) March 15, 2025
Il provvedimento non è ancora stato presentato ufficialmente alla Casa Bianca, quindi gli elenchi potrebbero subire modifiche. Inoltre, restano da chiarire alcuni dettagli importanti, come il trattamento riservato ai cittadini che sono già in possesso di un visto o se i titolari di green card saranno esentati dal divieto.
Un nuovo divieto di viaggio rientrerebbe nella stretta sull'immigrazione adottata da Trump con l'inizio del suo secondo mandato. Tuttavia, un provvedimento simile era già stato introdotto durante il periodo della sua prima presidenza con il cosiddetto “Muslim Ban”, che colpiva i viaggiatori provenienti da sette nazioni a maggioranza musulmana.
Nel 2017, Trump aveva firmato due ordini esecutivi che vietavano l'ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di Iran, Iraq, Libia, Siria, Somalia, Sudan e Yemen. Successivamente, altri paesi erano stati aggiunti all'elenco con restrizioni differenziate. Il provvedimento aveva scatenato forti polemiche e proteste, sia a livello nazionale che internazionale, ed era stato oggetto di numerose battaglie legali.
La misura era stata ufficialmente revocata il 20 gennaio 2021, nel giorno dell'insediamento di Joe Biden, che aveva annullato la misura con uno dei suoi primi atti presidenziali. Ora, con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, l’ipotesi di un nuovo divieto di viaggio sembra rimettere in discussione la politica migratoria statunitense e riaprire il dibattito su restrizioni mirate all’ingresso nel paese.